“La situazione è delicata. Posso solo esprimere una deplorevole constatazione delle divisioni in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, soprattutto di fronte a fatti tanto gravi come il recente supposto utilizzo di armi chimiche a Douma sobborgo della Ghouta orientale.
È da deplorare l’ennesima divisione in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu”.
Così al Sir il nunzio apostolico in Siria, il cardinale Mario Zenari, commenta quanto sta accadendo in queste ore nel Paese dove soffiano venti di guerra alimentati dalle dichiarazioni di russi e americani, con i primi pronti ad “abbattere missili e distruggere le fonti di lancio” in caso di aggressione contro Damasco, e i secondi a minacciare, con un tweet del presidente Trump, il lancio di missili “belli, nuovi e intelligenti”.
Reazioni internazionali. Una forte denuncia del presunto uso di armi chimiche a Douma è arrivata dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, per il quale “ogni uso confermato di armi chimiche, da qualsiasi parte in conflitto e in qualsiasi circostanza, è aberrante e una chiara violazione del diritto internazionale”. Guterres ha inoltre chiesto un’indagine approfondita su quanto accaduto ribadendo “pieno sostegno all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw) e alla sua missione di accertamento dei fatti che dovrebbe avere pieno accesso, senza restrizioni o impedimenti”. Dal segretario generale anche un appello al Consiglio di sicurezza “perché raddoppi gli sforzi per trovare un accordo su un meccanismo dedicato per stabilire le responsabilità”. Appello caduto nel vuoto visto che ieri notte al Consiglio di Sicurezza dell’Onu la risoluzione presentata dagli Usa sulla creazione di un nuovo meccanismo per indagare sugli attacchi chimici di Douma è stata bloccata dal veto russo. Dodici membri del consiglio hanno votato a favore, la Russia ha votato contro, Bolivia e Cina si sono astenute. Anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) si dice profondamente allarmata dalle notizie sul sospetto uso di sostanze chimiche tossiche nella città di Douma. In una nota diffusa oggi l’Oms parla, citando fonti come “Health Cluster”, di
“550 pazienti che, durante il bombardamento di Douma di sabato scorso, hanno presentato alle strutture sanitarie segni e sintomi coerenti con l’esposizione a sostanze chimiche tossiche. Oltre 70 persone rifugiate negli scantinati sono morte, di queste 43 correlate a sintomi compatibili con l’esposizione a sostanze chimiche altamente tossiche.
Anche due strutture sanitarie sono state colpite da questi attacchi”. L’Oms chiede pertanto “l’accesso immediato e senza ostacoli all’area per fornire assistenza alle persone colpite, per valutare gli impatti sulla salute e fornire una risposta globale alla salute pubblica”. A testimoniare la gravità della situazione è stata questa mattina “Eurocontrol”, l’Agenzia europea per la sicurezza aerea, che ha diramato un’allerta su possibili bombardamenti aerei in Siria “entro le prossime 72 ore” chiedendo alle compagnie aeree la “dovuta considerazione” nel pianificare voli nel settore del Mediterraneo Orientale. Francia e Gran Bretagna, secondo fonti citate da Ap, stanno vagliando, con l’Amministrazione Usa, una possibile risposta militare comune da attuare entro il fine settimana.
Appelli inascoltati. Sembrano essere caduti, dunque, nel vuoto gli appelli per la pace in Siria di Papa Francesco.
“Sono tanti gli appelli di Papa Francesco per la pace in Siria, due nel giro di una settimana, nel giorno di Pasqua e la domenica successiva – dichiara sempre al Sir il nunzio -. Il Papa ogni volta che si riferisce alla Siria usa sempre i termini ‘amata’ e ‘martoriata’ , il che dice tutto dell’affetto e del pensiero che il Pontefice ha verso questo Paese”.
La pace sembra essere scomparsa dalle agende dei leader e delle potenze mondiali come annota mons. Giovanni Ricchiuti, arcivescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e presidente di Pax Christi Italia, che in occasione del 55° anniversario della “Pacem in terris”, l’ultima enciclica di Giovanni XXIII, pubblicata l’11 aprile 1963. Osserva come “da tempo tra Siria, Gaza, Congo ci chiediamo come mai questa prospettiva data 55 anni fa da Giovanni XXIII nella ‘Pacem in terris’ trova poca accoglienza.
C’è una logica che resiste testardamente alla strada del dialogo e del negoziato
come auspicato anche domenica scorsa da Papa Francesco per la situazione della Siria”. Riferendosi al fatto che “oggi sentiamo notizie piuttosto preoccupanti di raid, di interventi armati”, il presidente di Pax Christi rileva come “è chiaro che siamo un po’ sconcertati, perché non bastano più le parole, le prese di posizione. Ancora una volta, si insinua la distinzione tra guerra giusta e guerra non giusta. Ma la guerra è sempre follia”.
0 commenti