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Yemen: Save the children, a tre anni da inizio conflitto 5.000 bambini morti o feriti

“Noi, i bambini dello Yemen, stiamo disperatamente cercando di sopravvivere. Andiamo a letto con il rumore degli aerei da guerra sopra le nostre teste e quello delle armi nelle strade. Quando ci svegliamo, attorno a noi vediamo sempre più distruzione. Siamo innocenti, non siamo parte di questa guerra e non abbiamo fatto nulla di male”. Comincia così l’appello di 17 bambini e ragazzi yemeniti, ai quali Save the Children ha voluto dar voce a tre anni esatti dall’inizio dell’escalation del conflitto in Yemen. I bambini chiedono al mondo e alla comunità internazionale di non dimenticare la guerra brutale che sta devastando il loro Paese e le loro vite. Da marzo 2015, sono più di 5.000 i bambini che hanno perso la vita o che sono rimasti feriti, in media 5 al giorno. Oltre 15.000 gli attacchi aerei registrati dall’avvio delle ostilità, mentre più di 22 milioni di persone, tra cui oltre 11 milioni di minori, hanno bisogno di assistenza umanitaria. Da ottobre 2016, inoltre, sono stati più di 600 i casi di minori, anche di 10 anni di età, reclutati da tutte le parti in conflitto e gravissime sono anche le conseguenze sul diritto all’educazione, con 1,9 milioni di bambini che non possono andare a scuola, esposti al rischio del reclutamento forzato nei gruppi armati o dei matrimoni precoci. Per tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sul conflitto in Yemen Save the Children ha realizzato una installazione ad alto impatto visivo in un parco giochi di Roma: tra altalene, giostre e scivoli, è comparso un kalashnikov gigante, lungo 15 metri. Tutt’intorno, sacchi di sabbia che delimitano trincee, elmetti e segnali di pericolo mine a rappresentare un vero e proprio scenario di guerra. Nell’appello i bambini chiedono alla comunità internazionale di mettere in pratica 5 azioni precise. “Impegnarsi a mettere fine alla guerra e proteggere i diritti dei bambini; monitorare e indagare sulle gravi violazioni nei confronti dei minori; garantire l’accesso all’educazione; rifornire i centri sanitari e gli ospedali con medicinali e attrezzature adeguate; assicurare un posto sicuro in cui vivere e supporto emozionale ai bambini che hanno perso tutto”.

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