I dati raccolti da Msf sono il risultato di sei analisi retrospettive sulla mortalità condotte nei primi giorni di novembre in diverse aree dei campi profughi Rohingya a Cox’s Bazar in Bangladesh, poco oltre il confine con il Myanmar. La popolazione totale coperta dall’analisi è di 608.108 persone; tra loro 503.698 sono fuggite dal Myanmar dopo il 25 agosto. “Il tasso di mortalità totale – tra il 25 agosto e il 24 di settembre – tra la popolazione intervistata è di 8 persone su 10mila al giorno, che equivale al decesso del 2,26% (con un intervallo di confidenza che va dall’1,87% al 2,73%) del campione della popolazione. Applicando questa proporzione alla popolazione totale arrivata in Bangladesh dal 25 agosto nei campi presi in esame dalle ricerche, il numero di Rohingya morti nel primo mese dopo l’inizio del conflitto si attesterebbe tra le 9.425 e le 13.759 persone, includendo almeno 1.000 bambini di età inferiore ai 5 anni”. Secondo Sidney Wong, direttore medico di Msf, “il numero totale dei decessi è probabilmente sottostimato perché Msf non ha condotto indagini in tutti i campi profughi in Bangladesh, oltre a non essere riuscita a intervistare i Rohingya ancora in Myanmar”. “Ancora oggi – aggiunge – molte persone stanno fuggendo dal Myanmar verso il Bangladesh. Chi riesce ad attraversare il confine racconta di essere stato vittima di violenza nelle ultime settimane”. Per Wong, “la firma di un accordo per il ritorno dei Rohingya tra i governi di Myanmar e Bangladesh è prematura. I Rohingya non possono essere costretti a ritornare in Myanmar e la loro sicurezza e i loro diritti devono essere garantiti prima che qualsiasi piano di rientro venga preso seriamente in considerazione”.