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Giancarla Perotti: “la chiesa italiana e la salute mentale”

Di Giancarla Perotti

SAN BENEDETTO DEL TRONTO

Da qualche anno desideravo partecipare ai convegni organizzati dal prof. Tonino Cantelmi, psicoterapeuta di orientamento Cognitivo-Interpersonale e avevo sempre rinunciato per una serie di impegni di lavoro o di famiglia. Nel mio cuore non era mai cessata la speranza prima o poi di parteciparvi. Così quest’anno quando mi è stato segnalato questo evento al mio indirizzo di posta elettronica immediatamente ho fatto l’iscrizione… per fortuna,  perché sabato mattina, 2 dicembre, a piazza della Cancelleria, proprio sotto il Palazzo della Cancelleria, intravedo, in mezzo ad una nuvola di persone che quasi lo sommergeva, Marco Lora, mio carissimo amico che tante volte è venuto nella diocesi quando, insieme alla moglie Maristella, formavano i nostri operatori di pastorale familiare sia nei convegni di Montemonaco che in altre occasioni. Ora Marco lavora presso l’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute e nella mattinata del 2 dicembre ha dovuto, con dispiacere, rimandare a casa tante persone che avrebbero voluto partecipare al convegno perché non c’erano più posti disponibili.

Il seminario è stato organizzato dalla CEI (Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute) in collaborazione con AIPPC (Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici) associazione presieduta da Tonino Cantelmi, e comprendeva 3 sessioni: lo scenario, questioni aperte e proposte per una pastorale per la salute mentale.

Durante la presentazione del convegno hanno preso la parola sua: Em. Francesco Montenegro (presidente della Commissione Episcopale CEI per il servizio della carità e la salute), Padre Carmine Arice, ssc (Superiore Generale del Cottolengo) ha coordinato don Massimo Angelelli.  La prolusione “Scarto e cultura del provvisorio” è stata tenuta da sua Em. Card. Peter Turkson, primo cardinale del Ghana, (Prefetto del Dicastero per il servizio dello Sviluppo Umano Integrale).

Abbiamo ascoltato lo psichiatra Alberto Siracusano, Direttore del Dipartimento di Medicina dei Sistemi dell’Università di Roma Tor Vergata e autore di oltre 150 pubblicazioni. “Con povertà vitale” tema della sua relazione ha inteso riferirsi “ad uno status in cui la privazione di cui soffre la persona non è solamente definibile in termini materiali economici, cioè quantitativi, ma è una forma di deprivazione prima di tutto qualitativa, in cui ciò che manca appartiene alla dimensione relazionale, affettiva, valoriale, spirituale. Ciò di cui è priva la persona della nostra società post moderno è la mancanza di un senso della vita che consenta di seguire e costruire una direzione e una progettualità che prescindendo dal significato individuale e materiale degli oggetti ne acquisti un senso affettivo e valoriale. Povertà di valori, relazionale e affettiva oltre che economica implicano nel loro insieme una ricaduta nei confronti delle generazioni successive e un fattore di vulnerabilità psicopatologica”.

L’intervento di Stefano Vicari, dirigente dell’UOC, di neuropsichiatria Infantile dell’IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha trattato il tema “I minori e la salute mentale” ci ha ragguagliato sulle percentuali della salute mentale dei bambini e cioè che oggi, il 7/10% dei bambini soffre di un disturbo mentale, percentuale che tende ad aumentare fino al 16,5 % in adolescenza. “Del resto il 75% dei disturbi mentali si manifesta in maniera evidente entro i 25 anni di età e la maggior parte di essi ha origine proprio in adolescenza. Questi dati risultano interessanti perché testimoniano, dal punto di vista evolutivo, una continuità tra difficoltà mentali in età infantile e quelle in età adulta. In altri termini, molti adulti con disturbi psichiatrici presentano già un disturbo più o meno importante prima dell’adolescenza e molti dei ragazzi con difficoltà psicologiche segnalate o meno prima dell’adolescenza, molto probabilmente, svilupperanno un disturbo psichiatrico in adolescenza o in età adulta. È solo per pregiudizio, quindi, se la malattia mentale è ritenuta esclusiva dell’età adulta”. Ci ha riferito inoltre che l’adolescenza e la preadolescenza rappresentano periodi sensibili perché proprio in questa fase di vita si verifica una maturazione del cervello e dei lobi frontali. I fattori di rischio non sono solo quelli genetici o la familiarità, ma ce ne sono tanti altri. Ulteriori fattori di rischio, infatti, consistono in condizioni prenatali e perinatali quali l’esposizione in gravidanza ad agenti tossici, il basso peso alla nascita, l’esposizione all’abuso soprattutto in famiglia, insuccesso scolastico, ’uso e abuso di cannabinoidi. Per la prevenzione sono interpellate le agenzie educative, soprattutto la famiglia e la scuola le quali possono progettare attività preventive affinché questi ultimi rischi possano essere evitati.

Redazione: