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Legge di bilancio. Alleanza contro la povertà: “risultato di indubbia portata” sul Reddito d’inclusione

Stefano De Martis

Nella legge di bilancio non sono previsti i fondi che sarebbero stati necessari per arrivare a tutti i poveri assoluti, calcolati secondo le stime e i criteri dell’Istat. Ne mancano tanti, a dire il vero. Ma “poiché all’inizio della legislatura si partiva da zero, e alla luce del pluridecennale disinteresse della politica italiana nei confronti della povertà”, quanto è stato messo in campo per il Reddito d’inclusione (Rei) è “un risultato di indubbia portata” e “bisogna darne atto a questo governo e quello che lo ha preceduto”. E’ questa la posizione espressa dall’Alleanza contro la povertà, il cartello di associazioni della società civile nato nel 2013 su iniziativa di Acli e Caritas. In essa si legge una duplice preoccupazione: da un lato non mollare la presa, non rinunciare all’obiettivo finale di una misura che valga per tutti i poveri assoluti (secondo i criteri dell’Istat sono oltre 4 milioni e 700 mila); dall’altra sostenere e in un certo senso mettere in sicurezza quel Reddito d’inclusione (il Rei) che rappresenta un’occasione storica per il nostro Paese,

la prima misura unica nazionale di contrasto alla povertà con vocazione universale.

La legislatura è agli sgoccioli, la legge di bilancio in discussione al Senato è un passaggio decisivo per consolidare il provvedimento, nella speranza che nel prossimo Parlamento ci siano le condizioni per svilupparlo ulteriormente. O, viceversa, nel timore che non solo tali condizioni non ci siano, ma che il percorso possa incepparsi. Certe questioni dovrebbero essere poste al riparo dalla mutevolezza dei cicli elettorali, ma sulla prossima legislatura nessuno si azzarda a fare previsioni che non siano mera propaganda.

L’Alleanza ha illustrato la sua posizione sulla legge di bilancio in occasione della presentazione, a Roma, del “Rapporto di valutazione: dal Sia al Rei”. Una ricerca condotta con criteri scientifici sulla prima fase di attuazione del Sostegno per l’inclusione (il Sia, appunto) che finora ha rappresentato una sorta di misura-ponte nella lotta alla povertà e anche una grande sperimentazione sul campo. Analizzarla concretamente, sulla base di dati empirici – come ha fatto l’Alleanza – è estremamente utile in vista dell’applicazione del Rei, che partirà il prossimo anno con il carburante che gli verrà fornito nella legge di bilancio.

C’è un problema evidente di inadeguatezza delle risorse. Per raggiungere tutti i poveri assoluti con un sostegno congruo occorrerebbero in prospettiva 7 miliardi di euro, ha ricordato il portavoce dell’Alleanza, Roberto Rossini (Acli). Che però ha tenuto anche a sottolineare come, rispetto a quanto previsto in precedenza per il Rei, il governo abbia inserito nel ddl di bilancio stanziamenti ulteriori che portano il Fondo povertà a 2059 milioni annui nel 2018, a 2545 nel 2019 e a 2745 nel 2020.

L’elemento di maggiore soddisfazione dell’Alleanza, però, è “il superamento della categorialità a favore di una logica universalistica”. Oltre a una soglia di reddito, infatti, l’impostazione originaria del Rei stabiliva che potessero accedere all’intervento solo alcune categorie di persone, mentre adesso si prevede il progressivo superamento di questi limiti, così che tutti i cittadini al di sotto della soglia di reddito fissata potranno essere coinvolti. Si tratta di un numero molto inferiore (circa la metà, secondo alcune stime) rispetto al totale dei poveri assoluti calcolato dall’Istat, ma si va nella direzione giusta, quella secondo cui “non c’è una gerarchia fra i poveri, ma tutti sono uguali”. Un’altra importante richiesta dell’Alleanza che è stata accolta riguarda l’incremento degli importi destinati alle famiglie con 5 persone o più, che in origine risultavano paradossalmente sfavorite.

Per la legge di bilancio l’Alleanza avanza ora due proposte specifiche: elevare dal 15% al 20% del Fondo povertà la quota dei finanziamenti destinati ai Comuni per la realizzazione dei percorsi d’inclusione sociale; prevedere la possibilità degli stessi Comuni di assumere in forma stabile le figure professionali eventualmente mancanti.

Proposte che sono in linea con le indicazioni scaturite dal Rapporto sull’applicazione del Sia, un’indagine che ha interessato 17 Regioni e 332 Ambiti territoriali sociali (Ats), con un focus su 8 casi in altrettante Regioni. L’indagine ha consentito di sviluppare anche un database aggiornato sugli Ats presenti in Italia al primo gennaio 2017, che costituisce uno strumento importante a disposizione dei ricercatori e degli stessi amministratori. Del resto, come ha ricordato il coordinatore dell’Alleanza, Francesco Marsico (Caritas) “ le politiche sociali viaggiano sulle ferrovie degli ambiti territoriali”. E’ nei territori che si giocherà la scommessa fondamentale del Rei.

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