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Sport per tanti, ma non per tutti

Andrea Casavecchia

In Italia l’attività sportiva è sempre più praticata. È un dato che evidenzia la diffusione di una cultura del benessere e una maggiore attenzione nella cura della propria salute. Lo sport non è più solo un gioco per i bambini e i ragazzi, ma un impegno per tutti. Le motivazioni sono diverse: lasciare lo stress alle spalle, cercare relazioni di amicizia, accompagnare lo sviluppo del corpo, competere in un’attività agonistica per superare i propri limiti.
Dietro la semplice attività c’è tutto lo sviluppo di un mercato: si va dalle attrezzature tecnologiche più idonee alle diete e agli integratori; dai personal trainer agli allenamenti di gruppo.
L’Istat ha proposto una rilevazione sulla “pratica sportiva in Italia”, dove emerge che sono più di 20 milioni gli italiani che dichiarano di praticare sport con continuità o saltuariamente. Ovviamente la pratica dello sport tende a diminuire con l’avanzare dell’età. Il picco si raggiunge tra i ragazzi, il 70,3% degli adolescenti tra gli 11 e i 14 anni, poi la tendenza inizia a diminuire, dopo i 65 anni si scende al 17,5% e 6,3% dopo i 75 anni.
Tra le motivazioni che vengono espresse per la pratica ci sono la passione (60,3%), mantenersi in forma (54,9%), lo svago (49,5%) o combattere lo stress (31,6%).
Lo sport però non è per tutti. Quando si approfondiscono alcune dimensioni, verifichiamo che c’è una notevole differenza territoriale: da una parte, la diffusione è maggiore nel Nord Est (40,4%) e Nord Ovest (39,5%) scende un po’ al Centro (35,3%), mentre crolla al Meridione (26%). Dall’altra parte c’è disparità tra grandi comuni. Molto probabilmente il problema è relativo alla diversa distribuzione territoriale delle strutture sportive. Ancora una volta sono sfavoriti i cittadini del nostro Mezzogiorno.
C’è poi un secondo indicatore di disuguaglianza evidenziato dalla differente diffusione della pratica sportiva. Si tratta delle condizioni socioeconomiche. La rilevazione Istat sottolinea che la pratica sportiva è direttamente proporzionale al titolo di studi: sono sportivi il 51,4% dei laureati, il 36,8% dei diplomati e il 21,2% tra quelli con il diploma di scuola media inferiori. Uno stesso risultato si osserva con la diversa distribuzione dei redditi. Quelli con guadagni maggiori praticano lo sport maggiormente.
Così rimane evidente una disparità di condizione tra i cittadini: più alti livelli di istruzione e di reddito offrono un ventaglio di opportunità superiore che non si riesce a colmare neanche con la diffusione di uno stile di vita migliore.

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