Argomento principale dell’incontro, la recente approvazione della Legge n. 127 del 25 luglio 2017, entrata in vigore il 3 settembre, che istituisce un fondo da 3 milioni di euro per la valorizzazione e la salvaguardia degli agrumeti caratteristici.
“Sono molto soddisfatto che, a distanza di un anno dalla sua presentazione, questo progetto prosegua con tanto dinamismo – fa notare l’assessore alle Attività produttive, Lorenzo Rossi – Siamo convinti che i prossimi mesi saranno pieni di opportunità, non solo per i Comuni coinvolti, ma anche per i privati che sono in procinto di riunirsi in associazione”.
Alla riunione ha preso parte anche il consigliere regionale Fabio Urbinati, che ha garantito l’impegno dell’ente a caldeggiare la causa delle agrumiere storiche locali in sede di conferenza Stato-Regioni: “La recente legge prevede che la ripartizione dei fondi venga stabilita da una conferenza Stato-Regioni entro tre mesi dalla pubblicazione – spiega Rossi – Noi ci siamo attivati per sensibilizzare la Regione Marche in tal senso”.
Il protocollo di intesa volto al recupero, alla tutela e alla valorizzazione delle agrumiere storiche è stato siglato nel febbraio di quest’anno per formalizzare l’unitarietà di intenti dei 7 Comuni eredi della tradizione agrumicola picena – Grottammare, Cupra Marittima, Campofilone, Massignano, Monterubbiano, Pedaso e San Benedetto del Tronto – che già da qualche mese si erano posti l’obiettivo di recuperare il patrimonio secolare di testimonianze ed esperienze culturali (artistiche, architettoniche, economiche ed agronomiche), tipiche della realtà picena costiera e dell’immediato entroterra.
Il proposito non ha lasciato indifferente il mondo della ricerca scientifica e gli agrumeti piceni sono diventati presto meta degli studiosi del settore agrumicolo.
Nel corso dei mesi invernali, i ricercatori regionali e del più importante centro di studi per l’agrumicultura dell’area mediterranea (CREA) continueranno i sopralluoghi nelle agrumiere per individuare ulteriori varietà native. Finora, infatti, la collaborazione tra studiosi siciliani, Università Politecnica delle Marche e ASSAM ha permesso di classificare e censire nel registro delle biodiversità regionali 4 diversi genotipi: Arancio biondo del Piceno, Limone pane, Arancio biondo tardivo e Arancio sanguinella del Piceno.
Parallelamente, anche il fronte privato si muove per recuperare patrimoni in disuso, spesso piccoli gioielli architettonici, e valorizzare antiche colture: sono in corso le riunioni finalizzate alla costituzione di un’associazione tra proprietari di giardini d’aranci che si chiamerà “Melarancia”.