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Myanmar-Bangladesh: Save the children, “molti sfollati senza riparo, cibo e acqua”

Oltre 370.000 Rohingya si sono rifugiati in Bangladesh nelle ultime due settimane e mezza per fuggire all’escalation delle violenze nel nord dello stato di Rakhine in Myanmar iniziata lo scorso 25 agosto. Più della metà sarebbero bambini e, secondo le notizie, centinaia di persone, compresi i bambini, sarebbero state uccise. Lo afferma oggi l’organizzazione Save the Children, lanciando un invito a tutta la comunità internazionale perché risponda all’appello di raccolta fondi di 77 milioni di dollari, necessari per portare aiuto ai Rohingya sfollati nel sud del Bangladesh. Mentre le organizzazioni umanitarie e il governo del Bangladesh stanno cercando di ampliare gli interventi di assistenza, “la situazione nelle comunità e nei campi informali dove gli sfollati Rohingya stanno cercando rifugio, diventa ogni giorno più disperata – denuncia George Graham, esperto di emergenze umanitarie di Save the Children -. All’interno e nell’area di Cox’s Bazar migliaia di famiglie Rohingya con i loro bambini sono costrette a dormire all’aperto o lungo le strade perché non sanno dove trovare riparo. Alcuni non hanno cibo a sufficienza o acqua potabile, e in questo stato di totale incertezza aumentano i rischi di abuso, sfruttamento o traffico dei bambini”. “Le comunità locali sono state generose nel condividere cibo e altri generi di prima necessità con i nuovi arrivati, ma alcuni Rohingya sono costretti a mendicare per procurarsi il cibo – racconta -. Tra chi è arrivato negli ultimi giorni, spesso dopo una lunga fuga a piedi e dopo aver abbandonato la propria casa in mezzo a violenze e uccisioni, il livello di disperazione è altissimo. Sono già molti i bambini che si sono ammalati per mancanza di cibo o acqua potabile”. È importante che la comunità internazionale finanzi interamente il piano di risposta umanitaria che prevede l’intervento delle Nazioni Unite e delle Ong internazionali per supportare con aiuti salvavita 300.000 persone fino alla fine dell’anno. “Chiediamo che le violenze nello stato di Rakhine in Myanmar abbiano fine – conclude -, e a tutte le parti coinvolte di fare ogni sforzo possibile per proteggere i civili e in particolare i bambini. Chiediamo che sia consentito senza ostacoli l’accesso degli aiuti nel nord dello stato di Rakhine, dove la situazione peggiorerà se le organizzazioni umanitarie non potranno riattivare i loro programmi”.

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