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No tinc por: la democrazia che non si arrende al terrorismo

Siamo in guerra, ormai è un dato di fatto inconfutabile, per chi non lo avesse ancora compreso dopo l’ennesimo vile attendato terroristico di Barcellona. Le reazioni a caldo sono state molteplici, alcune di rabbia, altre di sgomento, alcune di preoccupazione, altre di paura e di dolore.

Barcellona è solo l’ultima delle città europee colpite dal terrorismo, purtroppo non sarà nemmeno l’ultima. A cinque secoli dalla Reconquista cattolica, per riferirsi alla Spagna, gli islamici più ortodossi utilizzano ancora il termine al-Andalus ed è in questo contesto che va collocato il forte valore simbolico e religioso che questa terra esprime ancora oggi per i nostalgici musulmani. Ci troviamo a combattere una guerra a casa nostra, che colpisce la nostra quotidianità, le nostre abitudini, le nostre relazioni e i nostri affetti. Si tratta di una guerra che non abbiamo certamente voluto, senza regole, che non risparmia nessuno, ne luoghi e ne persone. Una guerra che ha lo specifico obiettivo di seminare paura all’interno della nostra comunità. Un terrore al quale dobbiamo dare una risposta forte e decisa.

“No tinc por, no tinc por”. Scandito da applausi, questo è lo slogan che è stato recitato – in catalano – da migliaia di persone, subito dopo il minuto di silenzio, concluso da un applauso infinito. Nella più famosa piazza di Barcellona, a pochi metri dall’inizio della Rambla, hanno partecipato tutti, giovani e anziani, abitanti della città e turisti di tutte le nazionalità per dare un chiaro segnale di risposta al terrorismo.

Una risposta forte e vigorosa, ha ribadito che nessuna causa giustifica la violenza o la morte di nessuno. Ogni dimostrazione di terrorismo, pratica intrinsecamente perversa è del tutto incompatibile con una visione morale della vita e lede seriamente il diritto alla libertà.

Indebolito sul terreno in Siria e Libia, l’Isis rimane capace di colpire in Europa sfruttando l’ideologia e la sua capacità di veicolarla sui social media. Attualmente l’Isis sta impegnando molte forze per difendere i possedimenti residuali del “Califfato” in Siria e Iraq. Dunque, i recenti attentati non rappresentano solo una questione di vendetta per le ultime sconfitte militari sul campo, come avvenuto a Mosul. Una volta capitolato il Califfato, lo Stato Islamico potrebbe concentrare tutte le sue forze per compiere attacchi in Europa. Uno scenario tragicamente inevitabile se non si comincerà a cooperare in maniera sinergica a livello comunitario.

In questi casi, dopo le reazioni a caldo, è bene riaffermare che l’Isis è una cellula terroristica di matrice islamica, che fortunatamente, rappresenta una parte estremamente piccola dell’Islam. Una delle cause del fallimento del califfato è stata proprio questa: quella di non riuscire ad entrare nella cultura dei mussulmani europei, ma solo nelle fasce più intransigenti e fondamentaliste.

Perciò, alla luce degli ultimi attacchi terroristici, è sempre più difficile sentirsi al sicuro, ma nonostante ciò, non possiamo lasciarci vincere dalla paura. Il saggista indiano Salman Rushdie ci offre un suggerimento: Come si fa a sconfiggere il terrorismo? non farsi terrorizzare. Non lasciate che la paura governi la vostra vita. 

La Democrazia non ha mai ceduto al terrorismo, non lo farà nemmeno questa volta.

Marco Sprecacè: