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Disabilità: il centro Padre Piamarta opera a Milano da oltre 25 anni

Di Francesco Morrone

A Milano c’è una struttura che da oltre 25 anni mette la propria esperienza al servizio delle persone con disabilità e delle loro famiglie. È il centro Padre Piamarta, istituito nel 1992 come continuazione dell’attività formativa svolta dalla congregazione Sacra Famiglia di Nazareth, fondata da San Giovanni Battista Piamarta. Sono molti i servizi che il Centro mette a disposizione dei propri ospiti: si va dalla comunità socio-sanitaria, convenzionata con il Comune di Milano e l’Asl, al servizio formativo all’autonomia, passando per lo sportello socio-educativo. Senza dimenticare il centro diurno disabili (Cdd), che è a sua volta suddiviso in base alle aree tematiche dedicate agli ospiti. Tanto per fare qualche esempio: c’è l’area socio-occupazionale, che prevede laboratori di tessitura per giovani e adulti, ma anche quella per le autonomie sociali, fino al settore per la riabilitazione, dove i ragazzi possono contare sui benefici dell’Ippoterapia o della Pet Terapy.

Laboratori. Tra i vari servizi offerti dal Cdd, ci sono anche i laboratori creativi, che rappresentano uno spazio di apprendimento in grado di accrescere l’autostima delle persone disabili e la fiducia nelle proprie capacità. “Il fatto che abbiano qualcosa da fare dà a tutti loro una grande motivazione, perché li fa sentire parte di un gruppo”, spiega al Sir Nicoletta Maffazioli. L’educatrice lavora al Centro Piamarta da oltre 30 anni e in questo lasso di tempo ha avuto modo di toccare con mano i benefici che derivano dallo stimolare le abilità manuali e organizzative dei partecipanti. Superare l’inerzia e sperimentare concretamente la realizzazione di un prodotto, sia esso un addobbo natalizio o un portacandele, ma anche rispettare ruoli e tempi, collaborando con gli altri e seguendo la programmazione del lavoro, rappresenta moltissimo per le persone disabili. Permette loro di acquisire diverse capacità, senza contare la gratificazione del vedere l’oggetto realizzato e finito.

“Fare dei lavori manuali nei laboratori è di grande aiuto non solo per i ragazzi, ma anche per le loro famiglie, soprattutto per quelle che dicono: ‘Mio figlio non è capace di fare niente’, prosegue l’educatrice. “Molti genitori si sorprendono quando gli diciamo che abbiamo venduto i prodotti confezionati dai loro figli, è come se sottovalutassero le loro capacità”.

Famiglie. Le persone che frequentano il centro per disabili di via Pusiano, nel quartiere milanese di Cimiano, hanno quasi tutte dai 40 anni in su. I loro genitori sono per lo più anziani che, oltre a dover far fronte alle difficoltà legate all’età, si trovano a dover badare a un figlio disabile. Spesso, però, i ruoli si ribaltano. “Alcuni dei nostri ragazzi, al netto dei loro handicap, finiscono per doversi occupare dei loro familiari anziani, che magari hanno difficoltà a spostarsi. E lo fanno con una cura e una sensibilità davvero commoventi”, racconta Maffazioli. Insieme ad altri 15 educatori, lei rappresenta un punto di riferimento per queste famiglie. E colpisce la sua fermezza nel sottolineare l’importanza che i laboratori rivestono nelle giornate dei ragazzi. In quello di cartotecnica, ad esempio, gli ospiti hanno l’opportunità di trascorrere il tempo realizzando manufatti, ognuno in base alle proprie capacità, svolgendo semplici mansioni lavorative e socializzanti. Si va dai lavori artigianali, alle composizioni di riciclaggio realizzate con vecchi fumetti, per arrivare ai porta-matite e bomboniere. “In questi laboratori creiamo, collane, mongolfiere, fiori di legno, oggetti decorativi e molto altro. Ma su ordinazione prepariamo anche album fotografici, blocchi appunti e biglietti per matrimoni, battesimi e comunioni”, precisa Maffazioli.

Qualità. “Da anni sperimentiamo l’uso della carta nel laboratorio per ragazzi disabili, e abbiamo messo a punto una serie di scomposizioni dei lavori in sequenze semplici, per adattare le fasi operative alle diverse capacità di ciascuno. Curiamo con particolare attenzione lo studio dei prodotti in modo che possano essere realizzati il più possibile dai ragazzi e al tempo stesso siamo oggetti belli e originali”. In altre parole,

qui non si fanno lavoretti tanto per fare. La qualità dei prodotti è molto importante, l’estetica è determinante affinché qualcuno possa poi comprarlo.

L’obiettivo, infatti, è di riuscire a vendere ciò che viene lavorato dai ragazzi. “Le persone devono acquistare gli oggetti perché sono realmente interessati ad essi, non certo perché sono stati realizzati da un disabile”. Negli ultimi tre anni, nel centro sono arrivati anche alcuni ospiti stranieri: vengono dal Marocco, dal Perù e dalle Filippine. E non sempre ci si capisce al volo. “All’inizio c’era qualche difficoltà a comunicare con lingue diverse – racconta Maffazioli – ma adesso, in un modo o nell’altro, riusciamo a farci capire. Del resto, un sorriso vale più di mille parole”.

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