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Regno Unito: l’altalena delle vocazioni per seminari e monasteri. Dall’arruolamento al discernimento

La buona notizia è che, in generale, il numero delle vocazioni, sia femminili che maschili, per gli ordini religiosi cattolici di Inghilterra e Galles, è in aumento e anche che i numeri degli aspiranti sacerdoti sono stati buoni negli ultimi anni. La cattiva notizia è che, nel 2016, la cifra dei nuovi seminaristi è deludente. In 30 hanno cominciato la preparazione per il sacerdozio mentre erano 45 l’anno precedente.

Fattori generali e locali. “Il numero degli uomini e delle donne che entrano negli ordini religiosi è salito, uno o due anni fa, ed è rimasto alto mentre il numero dei seminaristi diocesani è stato positivo, nell’ultimo periodo, ma deludente nel 2016”, spiega padre Jamison. “È difficile comprendere a fondo le ragioni, ma è possibile che vi siano stati fattori locali. Per esempio una diocesi potrebbe aver cambiato il direttore delle vocazioni e, nel passaggio da quello vecchio a quello nuovo, i candidati al trainining potrebbero non aver ricevuto sufficiente attenzione. Colpisce che il trend sia completamente diverso, negli ordini religiosi, che hanno continuato ad attirare un numero significativo di novizi e novizie”.

Creare comunità vivaci. Secondo padre Jamison i numeri delle nuove vocazioni al seminario non sono altissimi ma la novità importante degli ultimi anni è che si tratta di cifre non soltanto in discesa, ma spesso in salita a partire dall’anno 2001. “Non c’è un calo costante e spesso il numero delle vocazioni è in ripresa oppure sale e scende”, continua padre Jamison. “Come ha detto benissimo il vescovo Mark O’Toole di Plymouth, quest’anno, durante la domenica delle vocazioni, il problema non è arruolare nuovi sacerdoti ma dare vita a comunità parrocchiali forti dalle quali possano arrivare gli aspiranti seminaristi. Per quanto riguarda il nostro ufficio stiamo pensando di aiutare le parrocchie che lo vogliano a celebrare una loro settimana delle vocazioni in un momento particolare dell’anno.

In questo momento esiste una settimana nazionale delle vocazioni per tutte le diocesi. Nell’autunno di quest’anno, per la prima volta, nella parte nord occidentale d’Inghilterra, aiuteremo dodici parrocchie a provare questo nuovo approccio, concentrandosi sul rafforzamento della vita della comunità e avviando un dialogo in tema di vocazioni. Se l’esperimento funziona lo estenderemo, nel 2018, al resto d’Inghilterra”.

Non solo questione di termini. Il direttore dell’ufficio delle vocazioni di Inghilterra e Galles spiega che “il successo delle vocazioni femminili è dovuto al fatto che è stato superato un atteggiamento femminista negativo nei confronti della Chiesa e una nuova generazione di leader, dentro gli ordini religiosi, si è dimostrata più aperta al dialogo con chi sta considerando la possibilità di diventare suora”. “Un grande cambiamento, in materia di vocazioni, è stata la decisione di abbandonare la parola ‘recruitment’, che potremmo tradurre con ‘arruolamento’, per usare il termine ‘discernment’, ovvero ‘discernimento’”, continua padre Jamison. “Abbiamo scoperto che se chiediamo a un giovane ‘Vuoi diventare un prete?’ lo allontaniamo, ma se gli proponiamo di parlare del suo futuro gli apriamo una porta verso il sacerdozio”.

Una fede scelta, non ereditata. I programmi di “discernimento”, nella Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles, sono diversi. Da “Compass”, all’abbazia di Worth, nel sud di Inghilterra, a “Quo vadis” ai “Samuel groups”, i gruppi che prendono il nome da Samuele, alla possibilità di vivere in una comunità religiosa per un anno oppure incontrarsi con altre persone della stessa età una volta alla settimana o per un certo numero di weekend. “Oggi le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa maturano più tardi, come avviene con il matrimonio, quando si è sulla trentina”, conclude padre Jamison; “chi si sente chiamato da Dio avrà lottato per mantenere viva la propria fede cattolica e avrà dovuto sceglierla anziché ereditarla, come capitava in passato, ma avrà ricevuto sostegno dai gruppi di discernimento in questo viaggio lungo e più complicato”.

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Sara De Simplicio: