“La rivoluzione della tenerezza”, cioè dell’amore “che si fa vicino e concreto”. È l’auspicio del Papa per il futuro. La tenerezza, spiega nel videomessaggio inviato a Ted 2017, in corso a Vancouver, “è un movimento che parte dal cuore e arriva agli occhi, alle orecchie, alle mani”: “La tenerezza è usare gli occhi per vedere l’altro, usare le orecchie per sentire l’altro, per ascoltare il grido dei piccoli, dei poveri, di chi teme il futuro; ascoltare anche il grido silenzioso della nostra casa comune, della terra contaminata e malata. La tenerezza significa usare le mani e il cuore per accarezzare l’altro. Per prendersi cura di lui. La tenerezza è il linguaggio dei più piccoli, di chi ha bisogno dell’altro: un bambino si affeziona e conosce il papà e la mamma per le carezze, per lo sguardo, per la voce, per la tenerezza”. “A me piace sentire quando il papà o la mamma parlano al loro piccolo bambino, quando anche loro si fanno bambini, parlando come parla lui, il bambino”, rivela Francesco: “Questa è la tenerezza: abbassarsi al livello dell’altro. Anche Dio si è abbassato in Gesù per stare al nostro livello. Questa è la strada percorsa dal Buon Samaritano. Questa è la strada percorsa da Gesù, che si è abbassato, che ha attraversato tutta la vita dell’uomo con il linguaggio concreto dell’amore”.

“La tenerezza è la strada che hanno percorso gli uomini e le donne più coraggiosi e forti”, prosegue il Papa: “Non è debolezza la tenerezza, è fortezza. È la strada della solidarietà, la strada dell’umiltà”. “Quanto più sei potente, quanto più le tue azioni hanno un impatto sulla gente, tanto più sei chiamato a essere umile”, il monito di Francesco: “Perché altrimenti il potere ti rovina e tu rovinerai gli altri. In Argentina si diceva che il potere è come il gin preso a digiuno: ti fa girare la testa, ti fa ubriacare, ti fa perdere l’equilibrio e ti porta a fare del male a te stesso e agli altri, se non lo metti insieme all’umiltà e alla tenerezza. Con l’umiltà e l’amore concreto, invece, il potere – il più alto, il più forte – diventa servizio e diffonde il bene”. “Il futuro dell’umanità non è solo nelle mani dei politici, dei grandi leader, delle grandi aziende”, conclude il Papa: “Sì, la loro responsabilità è enorme. Ma il futuro è soprattutto nelle mani delle persone che riconoscono l’altro come un ‘tu’ e se stessi come parte di un ‘noi’. Abbiamo bisogno gli uni degli altri”.