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Vigevano, abusi e violenze sessuali da baby gang

Emilio Pastormerlo

Ha detto bene il cronista del “Corriere della Sera”, riferendosi alle famiglie dei minorenni arrestati con capi d’accusa da far rabbrividire anche le gang più agguerite. “Forse vivono in un altro mondo” ha scritto Andrea Galli, e vogliamo estrapolare questa frase non per accusare qualcuno, tantomeno le famiglie di questi ragazzi, ma per trovare in quella sottolineatura la lettura forse sociologicamente più adatta per fatti di questo genere.
Certo, le famiglie di quei ragazzi vivono in un altro mondo, ma non solo loro.

Tutti viviamo in un “altro mondo” perché sono troppi ormai i “mondi diversi” da quelli che dovrebbero essere al centro delle nostre vite e dei nostri interessi.

“Mondi diversi” dettati da culture e mentalità di oggi, che il più delle volte non coincidono con le “cose vere” della vita. Anche il lavoro, purtroppo, come la gente è costretta a viverlo oggi, può diventare “altro” da quelle che dovrebbero essere le priorità della propria esistenza. Un lavoro, sofferto, rabberciato, un lavoro che costringe ad uscire di casa alle 6 del mattino e rientrare alle 9 di sera, un lavoro vissuto sempre con la paura di perderlo, paradossalmente può diventare “altro mondo” per la propria famiglia, per l’educazione dei figli, per quella realizzazione umana e sociale di cui ogni persona avrebbe diritto.
Ci sono però anche tanti “altri mondi” che, purtroppo, occupano sempre più posti importanti nella vita e nella giornata di una persona.  Ci può essere “l’altro mondo” di una palestra o di un centro commerciale, di una fiction televisiva o di un correre o rincorrersi quotidianamente, con un’agenda fitta di appuntamenti che non lasciano spazio a momenti di semplicità, di relazionalità, di ascolto, magari cominciando dalla propria famiglia. Dobbiamo ammetterlo, siamo tempestati e spesso attirati da troppi “altri mondi” che occupano tutti gli spazi della nostra esistenza, soffocando relazionalità, affetti, compiti educativi, silenzi, riflessioni, responsabilità…

Non ci si accorge di un figlio che si droga sotto i propri occhi o che ne combina di tutti i colori per cose che nemmeno un genitore può immaginare. Non è colpa dei genitori.

È una colpa e basta… anzi più che di colpa preferiremmo parlare di “povertà”. È la povertà della cultura di oggi, è la povertà dei valori, è la povertà di questo mondo.
“In un altro mondo”! Viviamo tutti ormai in un “altro mondo”. I fatti della vita, quelli veri, quelli belli e meno belli, ci coglieranno sempre impreparati e sorpresi, perché sono fuori dai “nostri mondi”.
Forse sarà il caso di riprenderci questa nostra vita, con tutte le sue verità a volte anche amare, ma sempre vere, che ci aiutano a viverla fino in fondo… e convinciamoci che non basta un “testamento biologico” per sentirci “padroni” della nostra vita.

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