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Lettere al direttore: Ripatransone e “Il cavallo di fuoco”, la festa si sta paganizzando?

RIPATRANSONE – Ringrazio innanzi tutto quanti mi hanno scritto a settimanaleancora@gmail.com e posto vari argomenti sui quali riflettere insieme. Mi trovo costretto a fare una selezione tenendo conto i tempi dell’attualità.

Egregio Direttore Prof. Pompei,
il Cavallo di Fuoco di Ripatransone nasce per festeggiare la Madonna di San Giovanni.
Sempre di più negli ultimi anni probabilmente la festa si sta paganizzando, diventando più simile al “bove finto” che a un momento religioso e di festa.
Sempre meno persone prendono parte al rito religioso, basti pensare che l’anno scorso in concomitanza con la celebrazione presieduta dal Vescovo Bresciani era stato organizzato un aperitivo itinerante per i bar di Ripatransone.
Inoltre mentre la processione è seguita da poche persone anziane, il cavallo di fuoco è atteso da migliaia di giovani, spesso mezzi ubriachi che corrono dietro al cavallo al grido “bruciali tutti, cavallo bruciali tutti” con persone che si posizionano di fronte ai fuochi d’artificio per essere “benedetti” dal fuoco.
Il nostro parroco Don Gian Luca Rosati ha cercato in tutti i modi di richiamare i cittadini Ripani ad un senso di sobrietà. Ma il suo appello probabilmente è caduto nel vuoto e anzi ha creato irritazione nelle autorità competenti.
Visto che il cavallo ricade ad oggi sotto l’autorità religiosa della confraternità di San Giovanni, non sarebbe forse il caso di cercare di migliorare la festa?
Altrimenti come Chiesa che esempio daremo ai nostri giovani?
Sono sicura comunque che qualora accadessero fatti gravi saremo tutti pronti ad indignarci a posteriori.
Carissimo direttore lei cosa consiglia per la nostra comunità Ripana?
Sono anche a conoscenza che con questo mio commento attirerò le ire di molti miei concittadini. Meglio essere ostracizzata che connivente.
Una sua affezionata lettrice.

Il direttore Pompei risponde: Il periodo della Quaresima e la prossimità della Santa Pasqua, tra le tante iniziative  di ordine spirituale che settimanalmente si svolgono in parrocchia e in diocesi,  ci dicono che fra poco più di un mese inizia il risveglio, pari alla natura, di tante usanze e tradizioni che si vogliono sempre più ricche e dispendiose, ignorando spesso i suggerimenti e i precetti della propria fede.

Una Lettrice di Ripatransone, con l’esperienza dell’ultimo passato, facendo un confronto tra il sempre ridotto seguito alla processione con il venerato simulacro della Madonna di S.Giovanni il giorno dell’Ottava di Pasqua e la partecipazione numerosissima e frenetica al «cavallo di fuoco», mi chiede “un consiglio per la nostra comunità Ripana”.

È pur vero che tante feste religiose si sono evolute in «sagre» con un concorso di popolo più al consumo che alla preghiera, frutto di ricerca di piacere materiale che il progresso e una filosofia «new-Age» continuano a diffondere  attraverso i mass-media, in particolare la televisione.
Noi cristiani ci siamo lasciati sopraffare, non avendo saputo equilibrare il dovere con il piacere.
Specie nell’educazione attraverso la didattica della rinuncia e di ogni azione a suo tempo, che certamente non era sui libri di pedagogia, dove sempre più ha spaziato, specie dopo la 2ª guerra mondiale, in modo esagerato  il pragmatismo di oltre Oceano.

Parlare di un Catechismo a memoria oggi si è tacciati di fuori tempo e non è raro  che ragazzi e giovani  sono trovati impreparati su alcuni importanti precetti come “partecipare alla Messa la domenica e le altre feste comandate”.  Si ha paura del vuoto. Eppure papa Francesco, ancora il 12 marzo, prima della recita della preghiera mariana, alle 40mila persone presenti in piazza san Pietro, commentando il Vangelo ha detto che la Croce “non è una suppellettile della casa o un ornamento da indossare, ma un richiamo all’amore con cui Gesù si è sacrificato per salvare l’umanità dal male e dal peccato”. L’amore va ricambiato anche se talvolta ci richiede sacrificio.

Agli amici ripani vorrei ricordare che la processione  dell’Ottava ( la domenica in Albis) è stata sempre la più frequentata in ricordo dell’anno , intorno al 1620, in cui il simulacro della Madonna di San Giovanni, opera dell’artista di Camerino Sebastiano Sebastiani, fu portata a Ripatransone. Si snodava lungo tutta la città,da lo Monterò alla Valle,  con significative soste presso i Monasteri, chiedendo alla Madonna una particolare benedizione dei campi. Santa riconoscenza!

Il cavallo di fuoco fu un’aggiunta posticcia, la vera festa dell’Ottava ha sempre riguardato le Madonne de li cheppitta.

Redazione: