Domanda: Direttore Pompei, quale deve essere il ruolo dei Cristiani in politica, sopratutto in quella dei comuni?
Sempre più vediamo i cattolici disorientati e che si dividono tra Liste civiche, e Partiti diversi
Non sarebbe buona una scuola di formazione politica come ai tempi di Mons. Chiaretti? Mi sembra che lei fosse uno dei promotori. La ringrazio.

Risposta del Direttore Pietro Pompei
Mai, come ai nostri giorni, c’è tanto bisogno di capire quale sia la funzione dei Cattolici in politica ed in questo marasma generale gli interrogativi piovono da tutte le direzioni a cercare un punto di sicurezza.   Da un po’ di tempo si è notata tanta confusione tra laici e cattolici, fomentando una polemica che si vorrebbe chiarificatrice, ma che serve a far più confusione essendo volutamente strumentalizzata, dall’una e dall’altra parte, a soccorso di fatti episodici. Quando si alza il polverone, il dubbio è giustificato, molto probabilmente si vuole distogliere l’attenzione del popolo da altre e sicuramente più importanti decisioni. Non occorre, per far fronte a tante deviazioni ricorrere al vittimismo da una parte e al ricatto dall’altra, è necessario avere il coraggio della verità che rimane sempre una, anche se la si vuole manipolare a secondo del proprio interesse.
La storia della nostra nazione ci insegna che in passato si è operato come laici cattolici riuscendo a realizzare, in dialogo e in pacifica dialettica con gli altri gruppi, una straordinaria sintesi tra le esigenze più profonde derivanti dalla propria fede e i principi e le richieste di una moderna società. Oggi, purtroppo, come laici cattolici si è spesso succubi dell’arroganza altrui, perché non si ha sempre chiaro qual è il compito a cui ci si deve attenere. Ed è sembrato comodo chiudersi nelle proprie “sacrestie” demandando ad altri tutti i compiti e quelle decisioni che riguardano i problemi del viver civile. Da qui il contrasto tra fede e politica. Certamente è difficile dar seguito agli interrogativi che questo problema pone e alle scelte che esso ci richiede.
La fede e la politica non possono procedere in modo separato e nella diffidenza reciproca, non con atteggiamenti integralisti da una parte e compromessi dall’altra. Esse si devono incontrare sull’uomo, sull’amore evangelico dell’uomo, preoccupandosi di realizzare un ordinamento al servizio della vita, della giustizia e della pace.

Occorre riattingere alle sorgenti della Dottrina Sociale della Chiesa e la pubblicazione di più di un decennio fa, del “Compendio”, con un linguaggio agevole ed accessibile, è venuto incontro alle nostre richieste. “Il cristiano sa di poter trovare nella dottrina sociale della Chiesa i principi di riflessione, i criteri di giudizio e le direttive di azione da cui partire per promuovere un umanesimo integrale e solidale…Con il presente documento la Chiesa intende offrire un contributo di verità alla questione del posto dell’uomo nella natura e nella società, affrontata dalle civiltà e culture in cui si esprime la saggezza dell’umanità”. Dobbiamo sempre tener presente che “la Chiesa cammina insieme a tutta l’umanità lungo le strade della storia”, incamminiamoci con Lei con l’entusiasmo di chi vuol percorre tanta strada insieme.

Benedetto XVI nel ricevere alcuni esponenti europei politico-cristiani in un momento in cui la crisi economica presagiva un futuro incerto, ebbe a dire: Il contributo politico e istituzionale dei cristiani non può limitarsi a rispondere alle urgenze di una logica di mercato, ma dovrà continuare ad assumere come centrale ed imprescindibile la ricerca del bene comune, rettamente inteso, come pure la promozione e la tutela della inalienabile dignità della persona umana”.

La scelta di un partito per un cattolico, avrebbe suggerito un antico filosofo, dipende dalla sostanza, cioè dall’attualizzazione di una potenza in cui il cristiano si trova a suo agio senza dover scendere a compromessi con la propria coscienza.

Per riscoprire l’importanza dei cattolici in politica domani inaugureremo una nuova rubrica curata da Alessandro Ribeca sulla figura del Sindaco Giorgio La Pira.

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