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Olocausto e memoria: un compito speciale attende ancora i tedeschi

Thomas Jansen

La Germania celebra dal 1996 un Giorno della memoria per ricordare e onorare le vittime del regime totalitario durante i dodici anni del nazionalsocialismo: ebrei, cristiani, sinti e rom, disabili, omosessuali, dissidenti politici, uomini e donne della resistenza, scienziati, artisti, giornalisti, prigionieri di guerra e disertori, vecchi e bambini. Milioni di persone sotto la dittatura nazionalsocialista furono private dei loro diritti, perseguitate, torturate, assassinate o morirono al fronte.
Nella sua proclamazione del Giorno della memoria, il presidente federale Roman Herzog disse le seguenti parole: “Il ricordo non può avere una fine; deve ricordare anche alle generazioni future la necessità di essere sempre vigili: trovare una forma di ricordo che esplichi la sua azione nel futuro è un compito che non finisce mai. Essa deve esprimere il lutto per il dolore e la perdita, essere dedicata alle vittime e contrastare il pericolo che quanto avvenuto possa ripetersi”.
Questi crimini ebbero origine in Germania e furono commessi in nome della Germania. Il coinvolgimento dei tedeschi è pertanto particolare e di conseguenzaessi devono sentirsi responsabili e chiamati in modo del tutto straordinario a evitare che i motivi e le cause, gli eventi e gli sviluppi che avevano portato a ciò, vengano dimenticatie che – cambiando i tempi e i contesti storici – se ne traggano sempre le giuste conseguenze. La ricerca storica ha fornito importanti contributi al riguardo, non da ultimo anche con i suoi controversi dibattiti sulla possibilità della storicizzazione dell’Olocausto oppure sulla sua unicità.
A illustrare i processi e le tragedie di questo triste passato non sono soltanto le giornate, ma anche i luoghi della memoria, che si trovano in tutta la Germania, e anche in tutta Europa, soprattutto i campi di concentramento e di sterminio: Bergen-Belsen, Buchenwald, Dachau in Germania; Theresienstadt in Cechia; Natzweiler-Struthof in Francia; Trieste in Italia; Auschwitz in Polonia…
Vi sono poi i monumenti voluti in molti luoghi per mantenere vivo il ricordo e stimolare il confronto con quanto si presenta come indescrivibile e inaudito, in particolare il monumento all’Olocausto nel centro di Berlino. La cultura della memoria in Germania crea la più grande “distanza” possibile dalle vicende criminali del periodo della dittatura nazionalsocialista.
Questa distanza corrisponde al sentire sociale e politico della Germania della seconda metà del XX secolo. Sotto l’impressione dello spaventoso evento di una guerra totale, in cui perì il Terzo Reich, e dopo le esperienze umilianti di una dittatura totalitaria, i tedeschi hanno radicalmente preso le distanze dall’ideologia nazista, sprezzante della persona umana, e dalla follia razzista antisemita che si era posta l’obiettivo di sterminare la popolazione ebraica.
Si è così venuto a formare un consenso assai ampio, duraturo, sostanzialmente vivo ancora oggi, di bandire tutte le idee che possono essere ricollegate con quel periodo, ivi comprese anche tradizioni, concetti o idee antichi e innocenti, che furono manipolate dai nazisti.
Ciò vale anche per tutte le forme del nazionalismo che era alla base della follia della prima metà del XX secolo. Anche se la natura criminale del nazismo è dovuta in ultima analisi a una follia razzista di stampo biologico, la relativa ideologia nacque dal nazionalismo che si era diffuso come un virus per tutta l’Europa a partire dalla Prima guerra mondiale.
Tale rifiuto si è espresso in modo positivo nella fondazione della Repubblica Federale di Germania (1949) come progetto politico contrapposto allo Stato guidato da un unico individuo, il Führer, nel Terzo Reich.È soprattutto il Grundgesetz, la Costituzione tedesca fondata su determinati valori, a poter essere letta come programma opposto all’ideologia nazista. L’art. 1 recita: “La dignità della persona umana è intangibile. Rispettarla e proteggerla è dovere di ogni potere dello Stato. Il popolo tedesco si riconosce pertanto nei diritti civili inviolabili e inalienabili come fondamento di ogni comunità umana, della pace e della giustizia nel mondo”.
Democrazia rappresentativa al posto del principio autoritario del Führer, stato di diritto al posto dell’arbitrio, stato sociale, stato federale al posto di uno stato unitario livellato, riassumendo: federalismo come principio di ordine e di organizzazione che garantisce unità e solidarietà e che consente la molteplicità dando contemporaneamente spazio all’autonomia delle parti; oltre alla divisione verticale dei poteri istituzionali, si garantisce in questo modo anche una divisione orizzontale dei poteri tra Stato, Regioni e Comuni.
Tra gli insegnamenti che si trassero in Germania dall’interpretazione errata di Stato e popolo da parte dei nazionalsocialisti e dalla conseguente catastrofe, rientra infine l’apertura a una collaborazione paritaria con i vicini europei e la disponibilità a collaborare attivamente alla prospettiva, già delineata nella Costituzione tedesca del 1949, di unificare gli Stati nazionali europei fino ad arrivare a una loro aggregazione.
Questo obiettivo, assieme ai principi alla base del progetto europeo, è oggi nuovamente messo in questione da un nuovo movimento populista tedesco ostile all’Europa.In tempi di crisi, i funesti demagoghi, che reclamano l’“uomo forte” e promettono soluzioni semplici, hanno un gioco relativamente facile nel sedurre una parte rilevante della popolazione nel senso del nazionalismo. Certo, noi possiamo sperare che il contesto politico e sociale non permetterà oggi a questi individui di risultare vittoriosi ancora una volta. Le istituzioni democratiche dei nostri Paesi sono oggi più solide e robuste di allora, grazie alle esperienze vissute con le dittature nello scorso secolo. Ma il nazionalismo, che deriva perlopiù dalla xenofobia, può avere effetti devastanti ostacolando e rendendo difficile il processo di unificazione europea al quale siamo debitori della nostra pace e della nostra libertà.
Questi conati nazionalisti, che ci riportano in un passato maledetto, vengono combattuti con decisione in Germania da tutte le forze democratiche. Nel ricordo delle vittime della dittatura, noi tedeschi abbiamo il dovere di difendere i valori della democrazia, dello stato di diritto e del federalismo, ma anche di portare avanti con decisione il processo di unificazione dell’Europa.

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