“Ricostruire i cuori” non vuol dire “domani sarà meglio, non è ottimismo”:  “non c’è posto per l’ottimismo qui, per la speranza sì, ma non per l’ottimismo, perché l’ottimismo è un atteggiamento che serve un po’ un momento, ti porta avanti, ma non ha sostanza. Oggi serve la speranza per ricostruire, e questo si fa con le mani”, ha proseguito Francesco citando la testimonianza di Raffaele  Festa, che “ha parlato delle mani, del primo abbraccio a sua moglie, poi di quando ha preso i bambini per tirarli fuori dalla casa. Le mani.
Quelle mani che aiutano i familiari a liberarsi dai calcinacci. Quella mano di chi lascia il proprio figlio nelle mani di non so chi per andare ad aiutare un altro”. “Per ricostruire ci vogliono il cuore e le mani, le nostre mani, le mani di tutti”, l’invito del Papa: “Le mani con le quali diciamo che Dio, come un artigiano, ha fatto il mondo; le mani che guariscono. A me piace agli infermieri, ai medici benedire le mani, perché servono per guarire. Le mani di tanta gente che vi ha aiutato a uscire da questo incubo, da questo dolore. Le mani dei vigili del fuoco, tanto bravi. Le mani di tutti quelli che hanno detto: ‘io do il meglio’, la mano di Dio”.