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Quando si accesero le tv “private”

DiGianni Borsa

Libertà. Termine evocativo, che piaceva tanto – e lo ripeteva spesso – a Renzo Villa. Nato a Luino, sul lago Maggiore, nel 1941, impiegato dell’ufficio imposte a Varese, s’era invaghito della tv non meno di quanto lo fosse del palcoscenico ai tempi delle prime “recite” nelle filodrammatiche degli oratori. Negli anni ’70 diviene un paladino della tv “privata”, come si diceva allora, un antesignano della tv commerciale che dagli anni ’80 Silvio Berlusconi porterà al successo nazionale. Villa è ricordato non solo per essere stato un editore e conduttore televisivo, ma anche per aver sostenuto la “battaglia per la libertà televisiva” contro il monopolio di Stato, che sarà ufficialmente superato grazie a una nota sentenza della Corte costituzionale emessa giusto quarant’anni fa, nel 1976.

Esordi e primi passi. Nel mondo artistico e televisivo Renzo Villa, scomparso nel 2010, è citato soprattutto per essere stato tra i fondatori (e vero promotore) nel 1975 di Telealtomilanese, con sede e studi in via Caprera a Busto Arsizio, e poi nel ’77, della più nota Antenna 3 Lombardia, nella vicina Legnano. In realtà era stata TeleBiella, prima tv privata a trasmettere via cavo in Italia, fondata nel 1972 da Peppo Sacchi, ad aprire la strada. Una vicenda complessa quella della televisione piemontese, duramente contrastata dalla giustizia proprio perché ledeva, secondo le leggi di allora, il monopolio statale.Ma fu poi la sentenza del 1976 a far inneggiare alla libertà – televisiva, d’intrattenimento, informativa, culturale – e a far decollare le pionieristiche emittentiche in breve divennero centinaia in tutta Italia, fino a raggiungere la cifra di duemila all’inizio del 1978. Fra queste tv, molte furono quelle cattoliche, diocesane o appartenenti a istituti religiosi o ad associazioni o società di ispirazione cristiana. Tv “libere” – rispetto al monopolio statale – accanto a migliaia e migliaia di radio libere, tanto da innescare una sorta di benefica concorrenza alla Rai.

Mostra, cimeli, dibattiti. La città di Busto Arsizio ha ricordato nei giorni scorsi la nascita di Telealtomilanese (poi Tam) e di Antenna 3, nonché le “gesta” di Renzo Villa e dei suoi sodali, con una mostra intitolata “Ti ricordi quella sera? Quando a Busto c’era la tv”. Un percorso interessante e piacevole tra documenti, ritagli di giornale, cineprese e microfoni dell’epoca, fotografie, spezzoni video, dibattiti ai quali hanno preso parti alcuni protagonisti di allora, come Cino Tortorella, Gerry Bruno, Ettore Andenna, Roberto Brivio. E più volte sono risuonati i nomi dello stesso Villa e di due fra i suoi più vicini sostenitori e animatori delle tv bustocca e legnanese: Enzo Tortora, ritenuto il “padre nobile” di Tam e il primo volto conosciuto di Antenna 3, e il comico Lucio Flauto, una “gloria locale”.

Tanti volti famosi. Televisioni “libere” o “locali”, da principio costrette a trasmettere in sede regionale, per poi prendere il largo negli anni ’80, basate su trasmissioni artisticamente modeste, eppure capaci di coinvolgere un pubblico crescente. Così divennero famose “Il pomofiore” e la “Ciperita” (gara fra esibizioni artistiche amatoriali votate dal pubblico in studio a suon di lanci di ortaggi), “La bustarella” (una specie di Giochi senza frontiere in scala ridotta e molto “ruspante” in quanto a buon gusto), “Il Bingooo” (presentato per un decennio da Villa, con un intrattenimento a misura di famiglia). E poi il primo telegiornale “non Rai”, le dirette delle squadre di calcio e delle fiere e feste locali, i dibattiti sui temi del territorio, qualche film, i primi spogliarelli dopo la mezzanotte…

Soprattutto dallo Studio 1 di Antenna 3 saranno lanciati, o rilanciati professionalmente, numerosi artisti

quali Teo Teocoli, Massimo Boldi, Cochi e Renato, Giorgio Faletti, Gino Bramieri, Anna Mazzamauro, Walter Chiari, Ric e Gian, Amanda Lear, I gufi, Milly Carlucci, i registi Beppe Recchia e Paolo Beldì, Anna Maria Rizzoli, il Quartetto Cetra, Carmen Russo, Memo Remigi, Donatella Rettore, Susanna Messaggio, compagnie dialettali e band giovanili. E, ancora, musicisti, giornalisti, personaggi sportivi.

Sostegno agli aspiranti artisti. La preistoria delle emittenti private (allo stesso Silvio Berlusconi viene imputata la definizione, a proposito della “Bustarella”, di “Cro-Magnon televisiva”) è poi tramontata per via delle successive novità normative sulle telecomunicazioni e, non di meno, per il radicale mutamento del panorama televisivo italiano, fino all’arrivo delle web-tv.

Di quegli anni restano tanti ricordi fra i protagonisti, una discreta bibliografia e sitografia, documenti video (YouTube è una miniera in proposito), un bagaglio di proto-esperienze televisive cui attingeranno, nel tempo, diversi editori del settore.E rimane un’associazione, intitolata “Amici di Renzo Villa”, animata dalla vedova Wally Giambelli, che ha definito Villa “un sognatore e un uomo coraggioso”. L’associazione, “tenendo viva la memoria di Renzo Villa”, si impegna oggi a sostenere “progetti di promozione sociale” e iniziative “che favoriscano lo sviluppo delle potenzialità, espressive, creative ed artistiche” di giovani che “vogliano realizzare il proprio sogno o progetto lavorativo nell’ambito della comunicazione e della creatività multimediale”.

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