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Monache Clarisse: Lasciamo che la Parola diventi “vessillo” della nostra vita

DIOCESI – Lectio delle Monache Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto sulle letture di domenica 4 dicembre.

Un re sul quale «si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore».
Un re che «giudicherà con giustizia e prenderà decisioni eque per gli umili della terra».

Un regno in cui «il lupo dimorerà insieme con l’agnello…il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà… il lattante si trastullerà sulla buca della vipera…».

Un regno in cui «non agiranno più iniquamente né saccheggeranno…».

Troppo fuori dagli schemi quanto ci descrive il profeta Isaia, quasi una visione fiabesca! Eppure il vangelo ce lo ripete con forza, con le parole di Giovanni Battista: «…il regno dei cieli è vicino!».

Nessuna invenzione: questo regno è “a portata di mano”, non è “altro da noi”.

Ma per poterlo “vedere”, per poterlo abitare occorre rispondere ad un appello che la Parola ci fa: «Convertitevi…». Fate penitenza? Riconoscetevi peccatori? Fate opere di mortificazione?

Nulla di tutto questo, ci dice Paolo nella lettera ai Romani: ma abbiate «gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù…accoglietevi gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi». Sono questi gli atteggiamenti che permetteranno al Re e al suo Regno di avvicinarci e conquistarci. Perché non si tratta dell’avvento di chissà quale nuovo ordine sociale, civile o morale ma della possibilità che ci viene donata di unificare, pacificare la nostra mente, il nostro cuore, la nostra anima, la nostra vita attorno ad un unico centro che è Gesù Cristo.

Ed è la Parola che ci aiuta, perché è stata scritta «per nostra istruzione» ed è una Parola da cui provengono perseveranza e consolazione…perché il nostro Dio è il «Dio della perseveranza e della consolazione».

Perseverare in una accoglienza di questo regno che non è scontata ma ci impegna giorno dopo giorno.

Lo stesso Giovanni Battista, il più grande fra i nati di donna, come lo definisce la Scrittura, ce lo testimonia. «Già la scure è posta alla radice degli alberi, perché ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Colui che viene dopo di me…raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Sono proprio del Battista queste parole: una idea di un Dio pronto a rovesciare addosso all’uomo la sua «ira imminente» … perché questo Dio tanto Giovanni quanto Israele aspettavano!

Quanto lavoro, quale capacità di rimetterci ogni giorno in gioco in un ascolto rinnovato della Parola per lasciare spazio al Dio che viene a togliere e spazzare via non l’uomo, ma quanto nell’uomo è “in più”, per farci limpidi e trasparenti, per una relazione con Lui sempre più profonda e vera.

Lasciamo spazio alla Parola, lasciamo che diventi «vessillo» della nostra vita. Ricerchiamola sempre «con ansia», con passione, con verità. Lasciamo spazio allo Spirito perché faccia un nuovo ordine nella nostra storia, e noi possiamo vedere la «salvezza di Dio» nella nostra vita quotidiana.

Redazione: