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I.T.M., Prof. Colombi: “dopo anni si vedono tanti giovani impegnati in questa campagna referendaria”

Di Silvio Giampieri

Abbiamo avuto piacere di rivolgere una domanda al Professor Massimiliano Colombi, in merito all’attuale clima politico che sta vivendo il nostro paese anche alla luce del prossimo quesito referendario.

Alle soglie del referendum del 4 Dicembre, si corre il rischio che il voto su una legge costituzionale divenga un giudizio di merito sull’operato del governo. Questo stile di approccio al voto nel quale prevale la protesta sulla riflessione istituzionale è frutto della demagogia o di sfiducia nel sistema politico?
Partirei da un elemento positivo: dopo anni si vedono tanti giovani impegnati in questa campagna referendaria, attraverso l’organizzazione di momenti di ascolto e approfondimento. Questo indica una ripresa di traiettorie di partecipazione e di impegno. Parimenti confortante è che le forze politiche sono tornate in mezzo alle persone con diverse iniziative, più o meno strutturate. Invece tra le criticità si nota che la casa comune, cioè la costituzione, è stata trasformata in una “sfida all’ O.K. corral”. L’idea stessa di “comune” è stata violentata, anche se tale ideale non è in contrasto con quello di conflitto. Di solito pensiamo che il benessere comporti sempre l’accordo, ma in realtà la democrazia nasce per permettere il confronto, evitando che tensioni interne sfocino in qualcosa di peggiore. Il conflitto in sé non sarebbe negativo, ma fanno discutere le modalità con cui esso viene risolto. Assieme ad alcuni costituzionalisti, ritengo che questa aspra campagna avvenga dentro la cornice della democrazia senza rischi di governi autocratici o oligarchici. Credo fermamente che le comunità siano interessate ad assumere di nuovo un ruolo di responsabilità nei confronti della cosa comune. Ci si chiede se crescerà il populismo o la destra piuttosto che la sinistra, oppure quale fine faranno i partiti cattolici … in questo momento sono domande interessanti ma le lascerei sullo sfondo. Più preoccupante è che sorga un numero crescente di persone sempre contrarie a chi governa, come se i governanti non mantenessero mai le promesse elettorali. Sussiste una divisione tra chi è scontento per le promesse palesemente insostenibili e chi non vede esauditi i propri desideri, provandone frustrazione.
“Critico chi governa, perché non fa il bene comune o quello individuale?” Inoltre va considerata la variabile tempo: tutti aspettiamo governanti che rapidamente risolvano questioni complesse. Questa proiezione dal “qui e ora” ai tempi lunghi della politica è una sfida. Chi governa, poi, spesso deresponsabilizza chi critica, producendo capri espiatori su cui si accanisce l’esercito dei denigratori che è nei social. Non ne scaturisce però mai la domanda: “Io come contribuisco a questo governo delle comunità?”. C’è molta confusione sulla cosiddetta “antipolitica”, ma soprattutto una proiezione del personale delirio di onnipotenza sul tema della politica in genere.

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