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Ecuador: popoli indigeni e Chiesa vogliono camminare insieme

È stato diffuso ieri dalla Repam (la Rete ecclesiale pan-amazzonica) il comunicato finale relativo all’incontro che si è svolto, dal 21 al 23 ottobre, a Puyo, nell’Amazzonia ecuadoriana, tra 143 persone appartenenti a diversi popoli amazzonici, organizzazioni indigene e operatori pastorali dei vicariati apostolici della regione amazzonica dell’Ecuador. In particolare, si sono riuniti rappresentanti delle etnie Kichwa, Saraguro, Siekopai, Shuar y Achuar e, tra gli altri rappresentanti ecclesiali, il presidente della Repam, card. Claudio Hummes, e sei vescovi che guidano i vicariati apostolici di Sucumbíos, Napo, Puyo, Méndez, Zamora. Dall’incontro sono emerse preoccupazioni per “il modello di sviluppo dominante che privilegia l’industria estrattiva” e che provoca “minacce, violenze e ferite ai diritti dei popoli amazzonici”.
Al tempo stesso, è emersa una maggiore volontà di collaborazione tra la Chiesa e i popoli indigeni. Il card. Hummes ha affermato che “la Chiesa non avrà compiuto la sua missione nella Pan-amazzonica fino a quando i popoli indigeni non siano soggetti protagonisti della propria storia. “Desideriamo – si legge nel comunicato – che la Chiesa condivida la nostra vita quotidiana”, una Chiesa che “accompagni i nostri progetti di vita e che si faccia più presente”, infine “desideriamo promuovere una Chiesa che abbia un volto amazzonico, che riconosca la ricchezza culturale locale”. Tra le varie richieste quelle di cammini di formazione per gli operatori pastorali indigeni, la valorizzazione dei diaconi permanenti, un’animazione vocazionale affinché esistano missionari e religiosi propri della Pan-amazzonia.

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