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Stato dell’Unione: l’Europa di Juncker

Un’Europa “più sociale”, sicura, che tutela le libertà e i diritti, che sa costruire crescita economica e posti di lavoro. Un’Europa “solidale”, che si occupa – facendosene carico insieme – di profughi e di minori non accompagnati. Un’Europa che “risponde ai bisogni dei cittadini”, dopo averli ascoltati, producendo “risultati concreti”. Un’Europa “in pace” che sa essere voce autorevole sugli scenari internazionali, contrastando il terrorismo e predisponendo un “piano per la Siria”. Sono alcuni dei tratti dell’Ue del futuro tratteggiati da Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, che in mattinata ha tenuto il discorso sullo “Stato dell’Unione” nell’emiciclo dell’Europarlamento a Strasburgo. Un intervento – interrotto da numerosissimi applausi di gran parte dell’aula – dai forti accenti europeisti, parlando di rispetto della sovranità nazionale e delle diversità tra gli Stati, ma anche della rinnovata necessità di operare in unità nei confronti di sfide sempre più complesse. Sul Brexit Juncker è stato chiaro: chiudere i conti al più presto con il Regno Unito, perché l’incertezza fa male sia a Londra che all’Europa. “Con il Regno Unito vogliamo rimanere amici. Ma – ha chiarito il politico lussemburghese – del mercato unico si può far parte solo accettandone tutte le regole, a partire dalla libera circolazione delle persone e dei lavoratori”.

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