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“Il Sacerdote risponde” L’Inferno non è una invenzione di Dio, ma piuttosto il rifiuto definitivo del suo Perdono

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Di lauretanum

DIOCESI – Un lettore ci scrive: L’inferno esiste?

Inferno è il termine con il quale si è soliti indicare il luogo di punizione e di disperazione che, secondo molte religioni, e particolarmente nel Cristianesimo, attende, dopo la morte, le anime degli uomini che hanno scelto in vita di compiere il male.
Dio non predestina nessuno ad andare all’Inferno: questo è soltanto la conseguenza di una avversione volontaria a Dio, che si concretizza in un peccato mortale, in cui si persiste sino alla fine.
Nella Celebrazione eucaristica e nelle preghiere quotidiane dei Fedeli, la Chiesa tutta implora la Misericordia di Dio, il quale non vuole “che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi” (2 Pt 3, 9); lo fa mirabilmente nell’antica preghiera eucaristica I o Canone Romano, quando il celebrante dice queste chiarissime parole: “Accetta con benevolenza, o Signore, l’offerta che ti presentiamo noi tuoi ministri e tutta la tua famiglia: disponi nella tua pace i nostri giorni, salvaci dalla dannazione eterna, e accoglici nel gregge degli eletti”.

Ma cosa sia veramente l’Inferno spesso sfugge alla nostra comprensione. Infatti, al di là delle raffigurazioni terrificanti, che a volte troviamo anche nelle nostre chiese più antiche, piene di fiamme e di corpi consumati dalla sofferenza fisica, dovremmo spingere la nostra riflessione su cosa veramente ci riservi questo Regno ultraterreno di condanna del peccato, e con esso del peccatore che non ha voluto riconciliarsi fino all’estremo con Dio e con i fratelli. Difatti non possiamo essere uniti a Dio se non scegliamo liberamente di amarlo. Ma non possiamo amare Dio se pecchiamo gravemente contro di lui, contro il nostro prossimo o contro noi stessi: “Chi non ama rimane nella morte.

Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna” (1 Gv 3, 15). Il Signore ci avverte che saremo separati da lui se non soccorriamo nei loro gravi bisogni i poveri e i piccoli che sono suoi fratelli (Cfr. Mt 25, 31-46, il racconto delle opere di Misericordia, che in questo Giubileo Straordinario la Chiesa ci ha rimesso davanti agli occhi… ). Morire in peccato mortale senza essersene pentiti e senza accogliere l’amore misericordioso di Dio, significa rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta. Ed è questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i Santi che viene identificato con la parola “Inferno”.

 

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