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Con Huiling anche in Cina la vita è un dono

Di Michele Luppi

Una vecchia foto di Madre Teresa di Calcutta mentre riceve il premio Nobel per la pace. Se dobbiamo trovare un punto di inizio nella storia di Teresa Meng Weina dobbiamo partire da lì. “Trovai un vecchio ritaglio di giornale con la foto di questa donna, ma non sapevo chi fosse, né cosa facessero le suore. Rimasi però colpita da quello che scrivevano di lei, dal fatto che fosse diventata così importante facendo qualcosa di così umile: aiutare i poveri. Avevo trent’anni, un’età secondo cui, nella tradizione cinese, bisogna prendere in mano la propria vita. All’improvviso mi ritrovai a desiderare di diventare come lei”.

L’inizio di un sogno. Di fronte a quel ritaglio di giornale, nel 1985, Meng Weina, figlia di un eroe del Partito comunista cinese e già Guardia Rossa della rivoluzione, inizierà il suo cammino che la porterà a fondare nella città di Canton l’associazione Zhiling, una piccola scuola per bambini con disabilità mentale. Sarà questo il primo tassello di un domino culminato con la fondazione, nel 1990, di Huiling, divenuta oggi una delle più grandi Organizzazioni non governative (Ong) impegnate in Cina nell’assistenza ad adulti con disabilità mentale. Un impegno sociale che è cresciuto di pari passo con quello spirituale fino alla decisione di abbracciare la fede cattolica scegliendo per il battesimo il nome della Santa di Calcutta.

“La vita è un dono”. Al suo fianco, da oltre vent’anni, c’è un missionario italiano del Pime, Fernando Cagnin. È stato lui ad accompagnare in queste ultime settimane Teresa Meng Weina e il gruppo teatrale dell’organizzazione Huiling in una piccola tourné italiana in cui la compagnia – formata da alcuni giovani con disabilità mentale e dai loro educatori – ha messo in scena in diverse città italiane lo spettacolo “Life is a gift” (la vita è un dono).

Un modo per far rivivere sul palcoscenico, con parole e musiche, la quotidianità di un’organizzazione che accoglie nelle sue trecento case-comunità, sparse in quasi tutte le grandi città della Cina, circa 1400 giovani.

Un missionario “tecnico di computer”. L’incontro tra padre Cagnin, originario di Treviso, e Meng Weina risale al 1995. “A quei tempi – racconta il religioso – mi trovavo a Hong Kong dove la Caritas locale era punto di riferimento per tutti i fondi destinati alla Cina continentale, allora chiusa a qualsiasi associazione straniera. È grazie a loro che ho conosciuto Meng che, già da una decina di anni, si occupava di persone con disabilità”. Nel 1995 padre Cagnin riesce ad ottenere il permesso di entrare nella Cina continentale, “ovviamente non come missionario, ma come tecnico di computer” e si stabilisce a Canton dove inizia a insegnare in una scuola governativa e a fare il volontario nell’associazione della donna. “Vivevo in un grande stanza insieme ad alcuni di questi giovani – racconta padre Fernando – senza alcun tipo di servizio, condividendo totalmente con loro la vita. Ovviamente non potevo annunciare il Vangelo, almeno a parole, ma potevo trasmetterlo con la mia testimonianza di vita. È quello che facevo allora e che continuo a fare anche oggi continuando il mio operato per l’associazione Huiling.

A nessuno dei nostri collaboratori ho mai chiesto di convertirsi, ma a quanti mi chiedono dico loro che lo faccio perché ho incontrato Cristo”.

Verso un cambio di mentalità. Da allora di strada l’associazione ne ha fatta davvero tanta e la sua fondatrice è divenuta una persona conosciuta in tutto il Paese. “Quello che stiamo provando a fare – spiega il missionario – è

restituire dignità a questi ragazzi. Cerchiamo di promuovere l’autonomia, sviluppando piccole comunità, di circa 20 o 30 persone, che possano autofinanziarsi con il lavoro”.

Uno sforzo che sta contribuendo ad un cambio di mentalità della stessa società cinese dove per molti anni le persone con disabilità sono state considerate degli scarti. “Il nostro obiettivo ultimo – conclude padre Cagnin – è quello di non servire più: questo sarà possibile quando la disabilità mentale in Cina non sarà più tabù e i nostri giovani potranno vivere normalmente nelle loro famiglie, contando anche sul sostegno dello stato. Rispetto al passato qualcosa è cambiato, ma la strada da fare è ancora lunga”.  Il viaggio di Teresa Meng Weina in Italia si è concluso il 25 maggio in Piazza S. Pietro con la partecipazione all’udienza di Papa Francesco. “Il mio sogno – confida la donna – è di poterlo vedere un giorno in Cina”.

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