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Editoria: Zanotti (Fisc), battaglia per pluralismo, spiragli positivi la Federazione rappresenta 191 testate con 500 dipendenti

“La battaglia non la stiamo facendo per noi e per incrementare le briciole che ci danno, la facciamo perché crediamo nel valore del pluralismo”. Francesco Zanotti, presidente della Fisc, la Federazione italiana dei settimanali cattolici, nel corso di una intervista lancia un grido d’allarme sulla situazione dell’editoria, ma vede “spiragli positivi” dalla discussione parlamentare in corso sulla riforma del settore. “Qui ogni tanto chiude un giornale nell’indifferenza generale e così si spengono delle voci. Ma il giornale concorrente che resta in vita non trae vantaggio perché l’unico vantaggio possibile è che più voci restino in vita per alimentare il dibattito”, sottolinea. “I nostri giornali favoriscono il pluralismo perché danno voce ai territori e sono tra i pochi ad avere le porte delle redazioni ancora aperte ai giovani”. Da lungo tempo sono in corso contatti con il Dipartimento dell’editoria di Palazzo Chigi così come il dialogo con il Parlamento è costante, spiega Zanotti. Ed è da questi scambi che filtrano “spiragli positivi e ci pare di capire che sulle nostre esigenze c’è attenzione”, sottolinea il presidente della Fisc. A partire dalla proposta, proprio della Fisc, che vuole equiparare le cooperative dei giornalisti agli editori 100 per cento non profit che non hanno scopo di lucro e che prevedono nel proprio statuto la non distribuzione di utili”. Due sono gli aspetti su cui insiste Zanotti: rigore ed equita’. “Criteri stringenti e sostenere chi merita. Con la normativa attuale questo non accade”. E poi bisogna garantire che “situazioni simili vadano trattate allo stesso modo”. Il presidente della Fisc ricorda che i contributi diretti dell’editoria sono andati a una settantina di testate per un totale di un milione di euro rispetto ai 191 periodici riuniti dalla Federazione italiana dei settimanali cattolici. “Le briciole delle briciole”, attacca.
In tutte queste testate lavorano 500 dipendenti, la metà dei quali giornalisti. “Negli ultimi 3-4 anni abbiamo subito un taglio dei 3/4 dei contributi diretti e questo ha colpito le redazioni più strutturate e in grado di offrire piu’ lavoro. Questi tagli – prosegue – si sono sommati al calo della pubblicità e degli abbonamenti andando ad acuire la crisi del settore”. Se di aziende e di mercato si vuol parlare allora “non si può
vivere senza un minimo di certezza. Come stiamo andando avanti da anni, risulta impossibile non solo programmare, ma anche poter lavorare con la serenità necessaria per favorire una sana informazione. Ancora non sappiamo nulla dell’entità dei contributi del 2015”. Però anche su questo arrivano proposte positive dalla riforma: “Si parla di un orizzonte di 5 anni e di un anticipo a metà anno, questa è una buona cosa”, sottolinea. Un altro aiuto potrebbe arrivare dalla pubblicità istituzionale se, ad esempio, “le inserzioni dei tribunali fallimentari potessero arrivare anche ai nostri giornali, sarebbe un sostegno indiretto e molto utile”. Infine, il presidente della Fisc tiene a sottolineare che gli è piaciuta molto “la proposta del professor Alberto Mattiacci, uno dei tre ‘saggi’ indicati dal Governo, per la defiscalizzazione degli abbonamenti ai giornali. La sposiamo”.

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