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Conosciamo la scultura lignea di San Giuseppe a Montelparo

Vedi il primo articolo:
– FOTO Stabat Mater Dolorosa: la scultura lignea tirolese a Montelparo

di Letizia Ferracuti Archivista Parrocchiale dell’Archivio Storico Micaelico di Montelparo.

MONTELPARO –  La Chiesa festeggia San Giuseppe il 19 Marzo! Egli era il padre “putativo” di Gesù Cristo: sposò sua madre Maria, per fedeltà a Dio, e crebbe il bambino come se fosse suo. Nei Vangeli leggiamo che Giuseppe lavorava come falegname, ma forse la traduzione più corretta della parola “tektòn” è carpentiere! Forse Giuseppe era un benestante che aveva alle sue dipendenze dei benestanti anche loro.
Papa Giovanni XXIII, aveva una particolare predilezione per San Giuseppe: poiché per anni Roncalli aveva operato come Nunzio Apostolico, venerava Giuseppe come patrono dei diplomatici, al punto da voler essere consacrato vescovo proprio il 19 marzo. Dopo la sua elezione al soglio pontificio, Giovanni XXIII stravolgendo una tradizione plurisecolare, modificò il canone della messa in latino per inserire un’intenzione di preghiera rivolta proprio a San Giuseppe.
Come per il simulacro ligneo della Madonna Addolorata, da poche settimane il Priore-Parroco della Parrocchia di San Michele Arcangelo di Montelparo, Padre Agostino Maiolini, ha riportato tra i fedeli, facendola scendere dalla nicchia sita alla sinistra dell’altare maggiore della chiesa di San Gregorio Magno, anche quello di San Giuseppe.
La statua lignea di San Giuseppe nella chiesa di San Gregorio di Montelparo raffigura il Santo come lo restituisce la tradizione. Una persona anziana e saggia dagli anni: espediente che mette in risalto la divina paternità di Gesù dalle movenze eleganti e ancora tutte barocche. Con il braccio sinistro sostiene il bambino Gesù, dalle carni paffute e dal delicato incarnato. Egli reca in mano un crocefisso dorato e guarda il padre putativo con la bocca leggermente aperta. Il braccio destro di San Giuseppe è allargato nello spazio; stringe il bastone fiorito, quale attributo specifico, facendo germogliare la sua verga secca. Dio lo prescelse e lo fece distinguere dagli altri contendenti e riconoscere dal popolo quale sposo castissimo. Il Santo ha la testa diritta e lo sguardo è rivolto verso gli astanti in preghiera; i piedi sono calzati dagli infradito marroni. Il gioco di sguardi che si crea tra il Bambino e il padre putativo ci fa intendere l’amore del figlio verso il padre. Il Gesù bambino è ritratto, verosimilmente, nell’atteggiamento di un fanciullo intento nella lallazione e sorride con gli occhi molto ben delineati e fa una smorfia giocosa anche con la bocca. La scultura vista da lato si aggetta in avanti verso il vuoto: è una caratteristica, questa, che probabilmente può far pensare che lo scultore abbia realizzato la statua per una nicchia, ipotesi confortata dalla presenza di quattro chiodi uno per lato sul basamento poligonale ligneo. La qualità dell’intaglio e il gioco delle pieghe, specie quelle del manto di San Giuseppe che dalle spalle cade sul corpo fino ai piedi, contornato da una passamaneria dorata con decorazioni a girali floreali, non lascia dubbi sulle notevoli capacità dell’autore, sebbene non se ne conosca il nome.
Il simulacro ligneo, intagliato, policromo e dorato, di San Giuseppe, nella chiesa di San Gregorio Magno di Montelparo, risale probabilmente alla prima metà del XVII secolo. La datazione la possiamo dedurre anche dalle tante analogie stilistiche del dipinto murario di San Giuseppe, rinvenuto di recente nell’arco detto di “Donatello”, nella chiesa di San Michele Arcangelo. Per l’attribuzione potremmo ipotizzare che sia stato eseguito da maestranze vicine a quelle napoletane, che lavoravano anche nell’alto Abruzzo negli stessi anni, di cui si hanno committenze anche in altre zone delle Marche meridionali!

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