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Fernando Palestini: “Buona Pasqua di Risurrezione”

Di Fernando Palestini

DIOCESI – Mi sono domandato più volte in questi giorni quali parole usare per fare gli auguri pasquali alla diocesi a nome dell’Ufficio Cultura e Comunicazioni Sociali. Stiamo vivendo un periodo difficile pieno di ansie e paure che purtroppo mettono spesso in risalto il lato peggiore di ognuno di noi; quello che vorrebbe che ci richiudessimo in noi stessi o con i pochi amici e familiari fidati cercando di lasciare fuori dalle porte di casa o delle nostre città o nazioni tutti i “diversi” o tutti quelli che potenzialmente possono essere assimilati a stranieri, profughi, rifugiati, musulmani……
Non voglio banalizzare, ne far finta che non esista la paura o il pericolo, ma penso che accanto ad un Europa che dovrebbe finalmente mettere da parte le divisioni e gli interessi nazionalistici per collaborare “realmente” sia politicamente ed economicamente che dal punto di vista della sicurezza (anche perché gli attentatori sono nati e cresciuti nelle nostre nazioni) occorre un cambiamento di mentalità che ci faccia vedere il diverso non come un potenziale nemico ma come un fratello.
“Tutti noi, musulmani, induisti, cattolici, copti, evangelici, siamo fratelli, figli dello stesso Dio che vogliamo vivere in pace”. Sono le parole di Papa Francesco che ha celebrato la Messa in Coena Domini al Cara di Castelnuovo di Porto (il Centro di accoglienza per richiedenti asilo) e durante la liturgia ha lavato i piedi a dodici ospiti, tre dei quali islamici. «Adesso vi saluterei uno a uno, di tutto cuore; vi ringrazio di questo… E soltanto ricordiamoci e facciamo vedere che è bello vivere insieme come fratelli, con culture, religioni e tradizioni differenti: ma siamo tutti fratelli. E questo ha un nome: pace e amore. Grazie!».
Ancora una volta il papa con i suoi gesti ci sorprende e ci indica la strada che è quella dell’integrazione, dell’accoglienza, dell’amore reciproco. Che è anche la strada che conduce alla vetta del Golgota, al Cristo crocifisso segno di amore infinito. Mi torna in mente una riflessione di don Tonino Bello sulle frecce che ci invitano ad imboccare la strada per il Calvario.
Sono la freccia dell’accoglienza che dovrebbe aiutarci ad accogliere il fratello come un dono. Non come un rivale, come qualcuno che possa farmi del male o che voglia scavalcarmi; la freccia della riconciliazione che dovrebbe spingerci a stringere la mano, ad abbracciare il fratello con cui abbiamo rotto il dialogo, e la freccia della comunione. “Al Golgota si va in corteo, come ci andò Gesù. Non da soli. Pregando, lottando, soffrendo con gli altri. Non con arrampicate solitarie, ma solidarizzando con gli altri che, proprio per avanzare insieme, si danno delle norme, dei progetti, delle regole precise, a cui bisogna sottostare da parte di tutti. Se no, si rompe qualcosa. Non il cristallo di una virtù che, al limite, con una confessione si può anche ricomporre. Ma il tessuto di una comunione che, una volta lacerata, richiederà tempi lunghi per pazienti ricuciture. Il Cristianesimo è la religione dei nomi propri, non delle essenze. Dei volti concreti, non degli ectoplasmi. Del prossimo in carne ed ossa con cui confrontarsi, e non delle astrazioni volontaristiche con cui crogiolarsi.”(don Tonino Bello)
Buona Pasqua di Risurrezione.

«Tre giorni fa un gesto di guerra, di distruzione, in una città dell’Europa», «ma dietro di quel gesto, come dietro Giuda, c’erano altri, dietro Giuda c’erano quelli che hanno dato il denaro perché Gesù fosse consegnato, dietro quel gesto ci sono i fabbricatori, i trafficanti delle armi». Così il Papa nella omelia della Messa celebrata al Cara di Castelnuovo di Porto con i profughi ha contrapposto il gesto di Bruxelles, al gesto della lavanda dei piedi, nella quale uomini e donne di diverse religioni si riconoscono “fratelli” e vogliono “vivere in pace”.

Redazione: