Un altro stop dal Parlamento europeo all’utero in affitto. Con un emendamento introdotto in dirittura d’arrivo alla “Relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2014 e sulla politica dell’Unione europea in materia”, l’emiciclo di Strasburgo ha condannato “la pratica della maternità surrogata, che mina la dignità umana della donna, visto che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usate come una merce”. Inoltre considera che “la pratica della maternità surrogata, la quale implica lo sfruttamento riproduttivo e l’uso del corpo umano per profitti finanziari”, in particolare nel caso delle “donne vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo”, debba “essere vietata”. Già nel 2011 l’Europarlamento aveva preso una posizione simile e dunque il voto odierno, giunto in chiusura di sessione plenaria, va a rafforzare una linea che evidentemente taglia in modo trasversale l’assemblea e i gruppi politici che vi fanno parte.
Argomento scottante. Il documento, approvato ogni anno in questo periodo, traccia complessivamente il quadro delle violazioni dei diritti umani nei diversi continenti, per poi suggerire vie giuridiche, politiche ed economiche per porvi rimedio. Si parla dunque di diritti dei disabili, dei minori, dei “popoli indigeni”, delle minoranze, delle donne, di povertà e violenza, di gravi lesioni della libertà religiosa. Non mancano, nelle settanta pagine del testo, vari elementi contraddittori e si affrontano argomenti che non sono di competenza dell’Unione europea.
Ma il voto di oggi tocca un argomento “bollente”, perché la pratica dell’utero in affitto è al centro del dibattito in numerosi Paesi, e l’Italia è fra questi;
mentre finora la maternità surrogata è permessa, a talune condizioni, in pochi Stati europei, fra cui Russia, Ucraina, Grecia, Paesi Bassi, Romania; fuori d’Europa in alcuni Paesi, fra cui gli Usa.
Segnale forte. Gli europarlamentari sono stati dunque chiamati a votare un emendamento del deputato slovacco Miroslav Mikolasik, che su questo fronte aveva lavorato nei mesi scorsi a contatto con vari ambienti culturali ed ecclesiali e si era fatto promotore della presentazione, nel febbraio scorso al Parlamento europeo, di un testo della Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea) dal titolo “Opinion on Gestational Surrogacy: the question of European and International Rules” (Parere sulla maternità surrogata: la questione della sua regolamentazione a livello europeo e internazionale”).Con l’approvazione dell’emendamento – passato con i voti del Ppe, dei Conservatori e di vari eurodeputati liberali, socialisti e verdi che hanno votato “secondo coscienza” – l’emiciclo assume ancora una volta una posizione fortemente contraria alla maternità surrogata.Le discussioni si sono subito scatenate nei corridoi dell’Europarlamento e all’interno dei gruppi politici. Occorre peraltro sottolineare come la Relazione approvata oggi non abbia valore giuridico vincolante né in sede comunitaria né tanto meno negli Stati membri. Resta peraltro una chiara posizione politica sul tema, segnalando peraltro un processo di maturazione culturale a tutela della donna, del nascituro e della vita nel suo complesso.
“Fermare questa pratica”. Molteplici le reazioni nell’opinione pubblica e nell’associazionismo attivo sul fronte pro-life. Non a caso la Fafce (Federation of Catholic Family Associations in Europe) giudica positivamente due aspetti del testo varato dall’emiciclo: l’impegno “a lavorare per l’abolizione della pena di morte” e “la chiara posizione per il divieto della maternità surrogata, espressi nella risoluzione adottata”, i quali sono, afferma l’associazione, “una buona notizia per cui ci congratuliamo con il Parlamento europeo”.Fafce “accoglie con favore la posizione del Parlamento Ue su questo tema cruciale, che riguarda la dignità umana di tutte le parti coinvolte”, cioè “l’integrità fisica e psichica delle donne e dei bambini”.La stessa Fafce ricorda che il tema è oggi in discussione in vari Paesi europei e in sede di Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Infine un auspicio affinché le istituzioni europee diano seguito alla posizione espressa oggi dall’Europarlamento trattando “sistematicamente la maternità surrogata come una questione di urgenza”, anche “nella ricerca di uno strumento internazionale che potrebbe effettivamente fermare questa pratica”.
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