X

FOTO Madonna di Loreto, Patrona della diocesi, Vescovo Carlo: “Maria: donna del cammino”

DIOCESI – Come da tradizione il 10 dicembre, giorno della Madonna di Loreto, il vescovo Carlo Bresciani ha presieduto la S. Messa nel duomo di Ripatransone dove si trova anche il santuario della Madonna di san Giovanni.
Hanno partecipato alla celebrazione tutti i sacerdoti della diocesi riuniti a Ripatransone per il periodico ritiro del clero.

La rappresentazione della Vergine con la Santa Casa fu realizzata nel XVII secolo da Sebastiano Sebastiani per venerare e ricordare il passaggio della Santa Casa verso Loreto, così come indica la tradizione.
Raccogliendo questa devozione popolare la confraternita di S. Giovanni commissionò questa opera che viene perciò detta la Madonna di S. Giovanni.
Fu poi il vescovo Mons. Chiaretti a indicarla come patrona della giovane diocesi di S. Benedetto- Ripatransone-Montalto.
Presente anche l’autorità civile con il Sindaco Remo Bruni e l’assessore Roberto Pasquali.

Il Vescovo Carlo Bresciani durante l’omelia ha affermato: “Celebriamo la solennità della Madonna di Loreto, patrona principale della nostra diocesi. A lei la nostra devozione e la preghiera perché protegga la nostra diocesi, tutti i fedeli e i sacerdoti resi saldi nella fede che ha sostenuto lei nel suo perenne sì a Dio.

Mi piace, a partire dalla Madonna di Loreto, pensare a Maria come donna in cammino, icona del cammino che come Chiesa siamo chiamati a fare nel nostro tempo, ricco di sfide nuove e di grandi opportunità per l’annuncio del Vangelo che siamo chiamati da Dio a portare in tutto il mondo.
La tradizione racconta di angeli che hanno trasportato la casa di Nazareth fin nelle nostre terre. Comunque sia, Maria giovane donna che probabilmente non si era mai mossa da Nazareth, subito dopo l’annuncio dell’arcangelo Gabriele, avendo saputo della cugina Elisabetta, si mette ‘in fretta’ in viaggio per andare da lei. Un cammino a piedi non facile e non privo di pericoli, lungo i sentieri tortuosi e polverosi del tempo percorsi, forse, dalle carovane dei commercianti orientali.
Da quell’incontro con l’arcangelo Gabriele incomincia per lei una vita di movimento. Tornata a Nazareth, dopo pochi mesi deve andare a Gerusalemme per soddisfare la curiosità del dominatore romano che vuol contare i suoi sudditi: è incinta e vicino al compiersi del tempo per il parto, ma va sostenuta da quell’uomo, Giuseppe, che Dio le ha voluto accanto. Si trova a dover partorire fuori dalla sicurezza delle mura di casa, a Betlemme, mentre è in viaggio.
Poi deve rimettersi in viaggio per presentare al tempio di Gerusalemme, come vuole la legge, quel figliolo affidatole da Dio e qui ascoltare quella profezia di Simeone che non promette nulla di umanamente buono.
Ma poco dopo, avvisata di nuovo dall’angelo, deve rimettersi in cammino, di nuovo in fretta, perché Erode minaccia la vita di quel pargoletto che, forse, ha incominciato da poco a balbettare le prime parole imparandole dalle sue labbra di madre premurosa. Deve così assaggiare l’amaro viaggio di una rifugiata e perseguitata politica, proprio là dove i suoi lontani antenati erano stati schiavi.
Si rimette di nuovo in cammino per rientrare in patria, quasi da clandestina, cercando di aggirare i pericoli del tiranno che non vuole mollare la presa su colui che crede essere un pretendente al suo trono e quindi da eliminare.
Poi deve di nuovo tornare a Gerusalemme quando Gesù ha 12 anni. E qui deve fare un supplemento di cammino perché a lui è venuto in mente di fermarsi a dare un po’ di lezione di sacra Scrittura ai dottori della legge e lei deve tornare indietro a cercarlo.
Poi quanti viaggi Maria ha fatto dietro a quel figlio che si è messo anche lui per strada per predicare in ogni dove un messaggio di liberazione e di salvezza in nome del Padre suo che è nei cieli. Fino all’ultimo viaggio che l’ha portata ai piedi di quella croce, sfidando i soldati che si giocavano a sorte la veste senza cuciture che lei con tanto amore aveva tessuto quel quel figlio tanto amato.
Perfino dopo la morte e resurrezione di suo figlio ha dovuto rimettersi in cammino, forse fino ad Efeso, ospite della casa di quel nuovo figlio a cui l’aveva affidata Gesù prima di morire in croce.
Quanta strada ha percorso Maria, quante suole di scarpe ha consumato con i piedi doloranti e le caviglie gonfie, quanto nostalgia di casa deve aver provato in quel suo seguire la volontà di Dio che le aveva affidato quel figlio così straordinario, ma anche così imprevedibile, abituato a vivere senza avere casa dove posare il capo e starsene tranquillo.
Quanto desiderio della tranquillità della propria casa deve aver provato Maria, e invece quel figlio la rimette sempre di nuovo in cammino sulle strade di Palestina, lei che aveva pensato a una vita tranquilla nella casetta di Nazareth, accanto a quel buon uomo di Giuseppe con il quale si era fidanzata pensando di mettere su una famiglia normale, come tante altre ragazze di quel paesetto dell’alta Galilea in cui era nata.
Ma l’amore di Dio e di quel figlio che le è stato affidato le fa superare il desiderio così comprensibile e così umano di tranquillità e di normalità. Chissà cosa avranno detto le concittadine di Nazareth, curiose e un po’ pettegole come tutte le donne di paese. Anzi qualcuno forse ha anche incominciato a pensare che quel figlio sia un po’, diciamo così, strano, tanto che vanno a cercarlo per portarlo a casa.
Ma Maria non bada alle chiacchiere e ai pettegolezzi, a coloro che le dicono: “ma dove vuoi andare, non ti basta la sicurezza della tua casa?”. Sa che deve fare la volontà di Dio e questa è quella di prendersi cura di Gesù, con tutto quello che ciò comporta di suole consumate e vestiti impolverati e malconci.
Maria, donna del cammino, che non ti sei rifiutata alle cose nuove alle quali ti introduceva il tuo Gesù, che non hai rifiutato di percorrere strade fino allora sconosciute seguendo quelle tracciate dal tuo Gesù, tu che sei la patrona della nostra amata diocesi, fa che essa non resti chiusa, riluttante alle nuove strade che lo Spirito indica alla Chiesa attraverso la voce di papa Francesco e del Concilio Vaticano II. Fa che non prevalga il fascino, la tranquillità e la falsa sicurezza dello ‘status quo’, del ‘tanto faccio quello che voglio io’, del ‘si è sempre fatto così’ per l’incertezza che riserva l’uscire di casa, sia pure sotto l’invito di Dio. Desta nel nostro cuore il coraggio di fidarsi di Dio nel percorrere le vie nuove che il Vangelo richiede. Aiutaci a comprendere che adattarsi ad orizzonti di bassi profili ci porta alla malinconia di una vita carente di speranza di futuro. Donaci la giovinezza dello spirito che sa osare di mettersi ‘in fretta’ in cammino verso Gerusalemme anche se sappiamo che ci aspettano fatiche nuove, sentieri sconosciuti e, forse, giacigli di fortuna su cui riposare.
Sappiamo, però, che tu ci farai trovare la tua casa aperta, magari trasportata dagli angeli come hai fatto con quella che ora è a Loreto, e in essa ci farai trovare Gesù, tuo Figlio, che ci aspetta per offrirci un po’ di riposo, in disparte, insieme con lui e un po’ di olio balsamico per lenire il dolore dei piedi stanchi e gonfi per il lungo cammino.
Madonna di Loreto, patrona della nostra diocesi, fa che la nostra Chiesa non si rifiuti mai al cammino su quelle strade sempre nuove sulle quali la invia Gesù ad incontrare, in tutto il mondo, le povertà materiali, morali e spirituali di chi, magari inconsciamente, invoca di esserne liberato”.

Redazione: