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Iraq: legge islamizzazione. Patriarca Sako, “Corano dice che non c’è obbligo nella religione”

Nonostante il Parlamento iracheno abbia recentemente approvato la modifica all’articolo 26 della Costituzione relativo alla disposizione secondo la quale un minore uno dei cui genitori si converte all’Islam viene automaticamente registrato come musulmano, l’iter per la sua applicazione resta ancora in stallo. Complice il fatto che alcuni deputati si sono rivolti all’Ayatollah sciita Ali Al Sistani per avere un suo parere a riguardo. Per richiamare al rispetto delle decisioni assunte e che non possono essere cambiate nel caso di opposizione di Al Sistani, il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphael I Sako ha deciso di indirizzare una nuova lettera al Parlamento. Nel testo pubblicato dal Patriarcato Caldeo e rilanciato da Baghdadhope, il Patriarca ricorda non solo che i bambini cristiani, sabei, mandei e yazidi non vogliono diventare musulmani solo perché uno dei loro genitori lo ha fatto, ma anche tutti gli articoli della costituzione che sanciscono la giustizia e l’uguaglianza: l’articolo 3, ad esempio, che recita: “L’Iraq è un Paese di molte etnie, religioni e dottrine”; l’articolo 37/2: “Lo Stato garantisce la protezione dell’individuo dalla coercizione  intellettuale, politica e religiosa” e l’articolo 42: “Ogni individuo deve godere della libertà intellettuale, di coscienza e di fede”.

Non meno significativi sono il richiamo di Mar Sako all’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, sottoscritta dall’Iraq, che sancisce la libertà di pensiero, di coscienza e di religione, inclusa quella di cambiare di religione o credo e la raccomandazione del Corano secondo la quale: “non c’è obbligo nella religione”. “I Cristiani partecipano ai riti religiosi islamici come la Ashura e la ricorrenza della nascita del Profeta Maometto, e varie chiese in Occidente hanno aperto le loro porte per accogliere gli sfollati musulmani, permettendo loro di praticare i loro riti religiosi al loro interno” scrive Sako e questo atteggiamento è “civile e meraviglioso e noi speriamo che i musulmani si comportino allo stesso modo nei nostri confronti perché l’Islam è una religione di misericordia e perdono”. “Una delle prime responsabilità dei parlamentari – conclude la lettera – è realizzare la giustizia e l’eguaglianza tra tutti i membri della società, e stabilire il concetto di cittadinanza, della diversità e della costruzione della civiltà all’insegna della convivenza pacifica”.

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