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Vescovo Carlo Bresciani: “per la nostra proposta pastorale bisogna riuscire a mettere insieme Marta e Maria”

Tratto dal nostro settimanale L’Ancora in tutte le parrocchie della nostra diocesi

DIOCESI – Martedì 6 ottobre si è tenuto il primo incontro del consiglio pastorale diocesano.
Dopo aver letto il brano del Vangelo di Luca il Vescovo Carlo Bresciani ha affermato: “Interpretando l’idea di pastorale, in maniera allegorica, attraverso il racconto evangelico di Marta e Maria, vediamo rappresentata in Marta un’idea di pastorale che è ‘fare le cose’, compiere tanti servizi di cui c’è bisogno, con buona intenzione, come quando ci si prepara per accogliere bene un ospite in casa nostra. Da questo punto di vista, possiamo dire che la pastorale è fatta, in parte, di tante iniziative e quindi della necessità di tanti servizi, per adempiere al proprio ruolo.

Dobbiamo anche osservare, però, quanto Gesù dice a Marta: Maria ha scelto la parte migliore, quella che rappresenta l’altra parte della pastorale, il senso del servizio. Marta e Maria, quindi, incarnano i due aspetti della pastorale: il servizio e, appunto, il senso del servizio. Quando accolgo qualcuno in casa, non basta che io prepari tutto per lui, ma è necessario che io lo ascolti, ci parli, gli dedichi il mio tempo perché stiamo insieme. Maria dedica il suo tempo ad ascoltare il Signore.
Il senso della pastorale muove dall’incontro personale con Gesù: questo è un aspetto, forse, meno evidente, ma ciascuno di noi deve coltivare questo incontro perché è da lì che nasce, poi, il senso del servire. Non si tratta tanto di un’alternativa, ma di capire che c’è un momento per il servizio e un momento, necessario, per fermarsi e per accogliere il senso di quel servizio che è, esattamente, l’incontro che noi viviamo con il Signore e che poi cerchiamo di portare agli altri. La pastorale non è un’attività, ma la ricerca del come portare le persone a quell’incontro con Gesù che noi abbiamo già sperimentato sul piano personale, senza dimenticare, ovviamente, che l’azione di Dio poi supera tutte le nostre azioni. Non siamo chiamati a collaborare con la pastorale solo per fare delle cose ma siamo chiamati, anche, ad approfondire il nostro incontro con Dio, perché la ricchezza di questo incontro ci motiva nel comunicare e nel donare agli altri. Quando Gesù dice a Marta che Maria ha scelto la parte migliore, dice a noi che c’è una priorità: l’incontro con Lui. Il modo in cui comporre queste dimensioni, e cioè l’incontro personale con Gesù e il portarlo agli altri, è il lavoro, la ricerca, il discernimento che ciascuno di noi deve fare a livello personale ma anche a livello della pastorale stessa: se proponiamo solo attività, ma non l’incontro con Cristo, perdiamo di vista lo scopo. Sia per noi, sia per la nostra proposta pastorale bisogna riuscire a mettere insieme Marta e Maria: c’è un momento in cui deve prevalere Marta e un altro in cui deve prevalere Maria, valorizzando entrambi nel modo giusto. Questo è lo sforzo a cui deve tendere la pastorale”.

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