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Contro il cyberbullismo dall’Italia del Sud forti segnali di reazione

Giovanna Pasqualin Traversa
Informazione, formazione, accompagnamento: si gioca su questo trinomio la lotta contro il cyberbullismo, “mostro” incorporeo che, protetto dall’anonimato, colpisce senza pietà i ragazzi più deboli con grandi sofferenze psicologiche, spingendoli a volte – ed è anche cronaca recente – addirittura al suicidio. Secondo una recente indagine della Polizia di Stato – in collaborazione con il ministero dell’Istruzione e il Garante per l’infanzia – un ragazzo su quattro dichiara di essere sempre connesso, nove su dieci hanno uno smartphone con accesso a internet, e sei su dieci sono stati vittime di cyberbullismo. Il fenomeno è in costante aumento, ma le famiglie – e questo è un altro dato preoccupante – spesso non ne hanno consapevolezza. Tra le diverse iniziative di contrasto, sono stati avviati dalle Aziende sanitarie di Potenza e Trapani due progetti sul modello dell’ambulatorio contro il cyberbullismo aperto nel marzo 2014 a Roma presso il Policlinico universitario “Agostino Gemelli”, ed è stato creato un blog.
Prevenire e curare. Un ambulatorio per le vittime e i bulli, e un percorso di prevenzione nelle scuole e negli altri luoghi di aggregazione giovanile (associazioni sportive, gruppi, movimenti) è l’offerta dell’Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Potenza. Informazione-formazione e laboratori per studenti, genitori, educatori e docenti; riconoscimento di comportamenti a rischio su segnalazione diretta dei giovani coinvolti o da educatori o familiari, colloqui esplorativi e di sostegno, percorsi per genitori. A questo si aggiunge l’ambulatorio cui si può accedere gratuitamente, senza il pagamento di alcun ticket. Tutti gli interventi vengono attuati in un sistema di rete con la scuola, i servizi sociali del Tribunale per i minori, la Polizia postale, i pediatri di libera scelta, il Servizio di neuropsichiatria infantile, l’associazione di promozione sociale per la lotta al cyberbullismo “Il cielo nella stanza”. Info e prenotazioni: 33171504581.
Nuova consapevolezza in rete. “Ri_Medi@, digitare, smartphone e social network nella vita delle ragazze e dei ragazzi” è invece il progetto pilota avviato dall’Azienda sanitaria provinciale di Trapani contro il cyberbullismo e le sue diverse sfumature, tra cui il sexting, ossia l’invio di messaggi, foto e video a sfondo sessuale. Quello che molti ragazzini e adolescenti (anche di 12 anni) inconsapevoli accolgono con leggerezza come un ‘gioco alla moda’, finisce per trasformarsi in un incubo quando i protagonisti delle immagini finiscono sotto ricatto – e accade spesso – di qualche cyberbullo. Promosso nei territori dei sei Distretti socio-sanitari della provincia, il programma è stato elaborato con la collaborazione dell’ “Istituto omnicomprensivo statale di istruzione secondaria” e del Circolo didattico “Angelo Daietti”, è partito a Pantelleria all’inizio dello scorso anno scolastico e ha fino ad oggi coinvolto 160 studenti e 50 genitori. Per tutta la durata dell’anno, un’équipe dell’Asp ha proposto azioni di conoscenza e consapevolezza sull’uso dei social media e sul comportamento da adottare in rete. Il progetto sarà replicato quest’anno a Marsala, Valderice, Custonaci, San Vito Lo Capo e Buseto Palizzolo, sempre in provincia di Trapani.
Comportamenti a rischio. Ed è proprio il comportamento in rete degli adolescenti a destare preoccupazione. Secondo “Save the children”, il 68% chiede l’amicizia su Facebook o il contatto su Twitter a persone appena conosciute; il 44% invia e il 40% riceve messaggi a sfondo sessuale, il 39% fornisce il proprio numero di cellulare a persone “incontrate” in rete. Di qui l’idea del blog www.intreccio.eu, creato dalla giornalista Cetty Mannino per affrontare la sicurezza sul web direttamente con gli adolescenti. “Essere informati – sostiene – è l’unico modo per prevenire un fenomeno sociale in evoluzione” ma che, “pur diffuso, si muove ancora in silenzio”; per questo occorre osservarlo “intrecciandone” le diverse angolazioni attraverso “una ‘piazza virtualè che raccoglie punti di vista di ragazzi, genitori, insegnanti ed esperti”. E sul tema, avverte, “il popolo della Rete, e non solo”, è diviso tra chi lo ritiene “un’emergenza inesistente” e chi lo reputa “un pericolo da bloccare”. Tra questi ultimi lo psicoterapeutaRoberto Kerra: “A differenza del bullismo che ha quasi sempre coordinate spazio-temporali definite, la vittima di cyberbullismo sente di non essere più al sicuro in nessun luogo e in nessun momento, e di conseguenza può sviluppare sintomi psichiatrici di tipo paranoico”. A chiedere “App e siti Internet a misura di bambino”, cioè che garantiscano la privacy dei giovanissimi che li utilizzano, spesso già dall’età di otto anni, è stato nei giorni scorsi il Garante Antonello Soro, facendo notare come la richiesta di dati personali per l’accesso alla maggior parte di questi servizi metta a rischio la sicurezza in rete dei più giovani. Resta tuttavia fondamentale il controllo e soprattutto la guida delle famiglie, l’importanza di insegnare il valore della riservatezza e della custodia delle proprie relazioni, dei propri sentimenti e del proprio corpo. Il rispetto che gli altri avranno di noi parte anche da qui.
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