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“Ai cattolici inglesi difficile che piaccia il rosso Corbyn”

Di Maria Chiara Biagioni

Batte un cuore rosso nella austera Inghilterra. E questo cuore rosso ha il nome di Jeremy Corbyn, il nuovo leader del partito laburista eletto nei giorni scorsi con il 59,5% delle preferenze dei 422.664 elettori. La sua elezione è stata accolta con un moto di stupore in tutta Europa perché con lui, il partito laburista britannico ha uno dei leader più a sinistra e antisistema della sua storia. Il catalogo politico di Jeremy Corbyn è un mix delle battaglie più care al mondo dei no-global: anti-monarchico, anti-Nato, anti-nucleare, anti-austerità, anti-City. Vegetariano, una delle sue prime iniziative politiche è stata la campagna contro l’uso degli animali nella sperimentazione. La bandiera di Corbyn è color arcobaleno: pacifista convinto, è sempre stato contrario agli interventi militari in Siria ed in Iraq. Tra i suoi obiettivi immediati emergono ora la volontà di rinazionalizzare ferrovie, gas ed energia e ristabilire la pienezza di uno Stato sociale che in oltre un ventennio ha subito tagli pesantissimi. La meta finale è superare quelli che definisce i “grotteschi livelli di disuguaglianza e povertà”. Tony Blair lo ha definito “Alice nel paese delle meraviglie”. E, in effetti, la grande sfida di Corbyn è riuscire a vincere la sua stessa radicalità di pensiero in favore di un pragmatismo politico che lo renda più accettabile, in vista soprattutto delle future elezioni politiche del 2020.

Un radicale alla guida dell’anima laburista. Jeremy Corbyn – dice da Londra Edward West, vice direttore del Catholic Herald – ha sempre rappresentato l’ala più a sinistra del partito laburista conquistando spesso le pagine dei giornali per la sue dichiarazioni forti. Hanno fatto scalpore, per esempio, “le sue simpatie per l’Ira o per gli ‘amici’ di Hamas e Hezbollah”. Dichiarazioni quest’ultime che hanno fatto preoccupare la stampa israeliana. La sua leadership fa emergere il fatto che esiste un’anima “trotskista nel partito laburista che ha vissuto evidentemente fino ad oggi ai margini o ignorata, soprattutto sotto Tony Blair”. E se in molti “concordano sul fatto che le ferrovie dovrebbero essere rinazionalizzate, le sue politiche radicali in materia sessuale lasciano anche gli elettori più laburisti un po’ freddini”. Molte sono state le “carte vincenti”. Il partito laburista – osserva West – era andato giù nei tassi di gradimento di molte persone, soprattutto di quelle che vivono con crescente disagio i “tagli” continui decisi dal governo. Corbyn ha poi beneficiato del fatto che gli altri tre candidati apparivano decisamente meno attraenti rispetto a lui perché si presentavano all’opinione pubblica “politici carrieristi alla Tony Blair, gente cioè che è passata direttamente dalle prestigiose Università di Oxford e Cambridge alla vita politica, parlando in politichese”.

Il segreto del suo successo. Jeremy Corbyn – incalza il giornalista del Catholic Herald – è diverso come diversi sono Nigel Farage o Nicola Sturgeon. “Non parla come un politico e ai britannici questo piace molto. Si presenta come una persona ordinaria che veste, tra l’altro, anche male ma ha principi forti e per questo molti lo ammirano. Ma per quanto riguarda le elezioni politiche, probabilmente nel 2020, dubito che Corbyn possa avere una speranza. Le persone non si fidavano di Ed Miliband per l’economia. Corbyn è più a sinistra di lui”.

E i cattolici? “La sinistra radicale – risponde Ed West – non è generalmente troppo appassionata di religione sebbene Corbyn non sia troppo contrario. Per esempio, non vuole abolire le scuole religiose, come invece vorrebbero alcuni nel partito laburista e liberal democratico”. E nel dibattito parlamentare della scorsa settimana sulla proposta del deputato Rob Morris, Corbyn si è opposto al suicidio assistito. Ma il giornalista inglese fa notare che “i cattolici in Gran Bretagna provengono dalla classe operaia irlandese immigrata e sono pertanto molto lontani rispetto al partito laburista, sebbene molti vorrebbero sostenere le sue idee sull’economia o sulla difesa nucleare”. West racconta che c’è stato un articolo su “The Tablet” in cui si elencavano tutte le posizioni politiche del nuovo leader laburista che sembrano avere molto in comune con le recenti esternazioni di Papa Francesco e gli insegnamenti sociali della Chiesa: dalla priorità della persona umana sul profitto, al pensiero ecologico, al no agli interventi militari fino addirittura alla scelta di condurre una vita privata semplice ed essenziale. “Ma il confronto – ammette subito il vice direttore – è troppo azzardato”. “Corbyn è fortemente a favore dell’aborto” e difficilmente conquisterà i “cuori” dei “cattolici praticanti”.

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