In una lettera inviata ad Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), il patriarca denuncia la forte emorragia di giovani cristiani dalla Siria e dall’intero Medio Oriente. Un fenomeno che il presule paragona ad uno tsunami e che pone in pericolo l’esistenza stessa delle comunità cristiane mediorientali. “Quale futuro resta per la Chiesa? Quale sarà ora la nostra patria? E cosa ne sarà delle nostre parrocchie e istituzioni?”, si domanda. Come confermato dal patriarcato e da diverse fonti locali, il perdurare della crisi siriana spinge molti cristiani a cercare un futuro migliore all’estero. Almeno tre volte a settimana da due quartieri cristiani di Damasco partono dei pullman con a bordo venti o trenta ragazzi e adolescenti appartenenti alla minoranza religiosa. Una volta arrivati a Beirut, metteranno a rischio la propria vita su navi dirette in Turchia, per poi ripartire alla volta di un Paese europeo. Altri in questi anni hanno invece raggiunto la Libia e si sono imbarcati alla volta di Lampedusa. “Questa enorme ondata di emigrazione mette a rischio il futuro della Chiesa in Siria”, la denuncia del patriarca. Dall’inizio della crisi in Siria nel 2011, Acs ha donato oltre 7 milioni di euro a sostegno dei cristiani siriani.