Di Alessio Rubicini

“Dice il Vangelo di questa domenica venite in disparte, voi, da soli in un luogo deserto. È ciò che abbiamo tentato di fare con voi catechisti della nostra Comunità, andando in disparte per riflettere, nel deserto, dove abbiamo anche riflettuto quest’oggi, nel silenzio, ma per riconoscere che Gesù Cristo è l’unico pastore, l’unico vero centro della nostra esistenza”.

Sono le parole pronunciate dal nostro Parroco Don Luis durante l’omelia della Messa prefestiva. Esse hanno rappresentato la giusta conclusione di una giornata particolare vissuta da noi Catechisti di Valtesino che, su invito del nostro Parroco, abbiamo voluto concederci una giornata “solo per noi” dedicata alla riflessione sulla nostra vita di cristiano e, soprattutto, sul nostro servizio in Parrocchia.

Siamo partiti, quindi, alla volta di Force alla ricerca del luogo isolato citato da Don Luis nella sua omelia e la nostra destinazione si è rivelata davvero ricca di sorprese fin dal nostro arrivo. Appena arrivati, mentre aspettavamo l’arrivo del Parroco Don Mariano D’Ercoli, siamo stati accolti dalla Signora Maria e dalla sua squisita gentilezza che, forse avendo visto le nostre facce accaldate, ci ha accolti nella sua casa accanto alla Chiesa di San Francesco offrendoci bevande rinfrescanti e stuzzichini per ingannare l’attesa.

Nel frattempo è arrivato Don Mariano ed è iniziata la nostra visita a Force iniziando proprio dalla Chiesa di San Francesco dove il Parroco ci ha fatto scoprire la storia della Beata Assunta Pallotta, suora appartenuta alla Congregazione delle Suore Francescane Missionarie di Maria morta in Cina nel 1905 e beatificata nel 1954. Una suora che, come ci ha spiegato Don Mariano, è stata sempre attenta nel servizio, caritatevole con tutti, e che si è sempre messa con umiltà a servizio della propria Comunità Missionaria. Suor Maria Assunta ha sempre ispirato la propria vita alla “purezza d’intenzione” che, come diceva lei stessa, consiste nel fare tutto per Amor di Dio, anche le cose più ordinarie. Nella Chiesa, poi, è conservato l’antico Crocifisso ai quali i Forcesi sono molto legati perché simbolo di molte grazie particolari che i cittadini, nel corso dei secoli, hanno invocato ed ottenuto dal Signore. La nostra visita di Force è proseguita, poi, al magnifico Presepe Artistico allestito nella Cripta della Chiesa di San Francesco, alla Chiesa Parrocchiale di San Paolo, al Museo Diocesano ed alla Casa Natale della Beata Maria Assunta Pallotta.

Al termine della nostra visita a Force ci siamo poi spostati nella Casa delle Missionarie della Fanciullezza, Congregazione fondata dalla forcese Madre Flora Pallotta che ha diversi centri in Italia e nel Mondo (soprattutto Ecuador e Perù) che si dedica con amore al servizio dei fanciulli, per educarli al bene nella gioia. E lì siamo stati letteralmente “presi per la gola” da Suor Cristina e dalle altre sorelle ospiti della struttura che era la Casa paterna di Madre Flora. Appena entrati in casa, infatti, abbiamo visto lo spettacolo della grande tavola imbandita per noi, uno spettacolo non solo per gli occhi ma anche, e soprattutto, per il palato.

E dopo il pranzo, come ha sottolineato Padre Luis, era ora di passare “dalla mastica alla mistica” cioè era giunto il momento di concentrarci sul vero motivo che ci aveva portati a Force: riflettere sul nostro servizio di catechisti!

Don Luis ha voluto incentrare la nostra riflessione sul brano della Lettera ai Filippesi (Fil 1, 12 – 30) in cui San Paolo, ormai in prigione, desidera far sapere ai Cristiani di Filippi che “le mie vicende si siano volte piuttosto per il progresso del Vangelo, al punto che, in tutto il palazzo del pretorio e dovunque, si sa che io sono prigioniero per Cristo. (…) Alcuni, è vero, predicano Cristo anche per invidia e spirito di contesa, ma altri con buoni sentimenti. (…) Ma questo che importa? Purché in ogni maniera, per convenienza o per sincerità, Cristo venga annunciato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene”.

Partendo da queste parola, Don Luis ci ha guidati ad interrogarci sulla domanda che è un po’ il filo conduttore della Lettera ai Filippesi e di altri scritti di San Paolo: “Perché correte?” o, come ci ha riproposto la domanda Don Luis, “Per chi correte?”.

Una domanda che, soprattutto nei momenti di “deserto” e raccoglimento che ognuno di noi ha potuto vivere, anche se per una manciata di minuti, negli spazi attorno alla struttura che ci ospitava è risuonata con insistenza nelle nostre menti e nei nostri cuori.

Nella condivisione, poi, che è seguita a questi primi momenti, abbiamo potuto comprendere come tutti noi catechisti alla domanda “Per chi correte?” risponderemmo, certamente, “Per Cristo nostro Signore, Risorto per noi!” ma forse, come ha evidenziato anche Don Luis, tendiamo a non dirlo esplicitamente, a lasciare questa risposta come sottintesa, preferendo soffermarci piuttosto sulle difficoltà e sulle gioie che ci vengono dal nostro servizio di Catechisti e da come questo servizio si integra con la nostra quotidianità nelle nostre famiglie e sul nostro posto di lavoro o di studio che, immancabilmente, lo condiziona con le proprie gioie e con le proprie difficoltà.

Molto abbiamo ancora da correre, allora! Può essere questa la conclusione della nostra giornata anche se il nostro Parroco ha evidenziato come si notino, nel tempo, molti progressi soprattutto nel fatto che tutti abbiamo voluto descrivere le nostre esperienze parlando non più come singoli ma come “Comunità Educante” frutto, anche ed in particolare, dell’impostazione che ci siamo dati da sempre di evitare che i Gruppi di Catechesi siano seguiti da più catechisti proprio per manifestare ai nostri ragazzi che non è il singolo ma la Comunità, con l’aiuto delle famiglie, che educa e guida i ragazzi alla scoperta di Gesù e del suo Vangelo.

E allora, al termine di questa giornata, risuonano ancora con insistenza nei nostri cuori le parole di Don Luis con cui egli ha concluso la sua omelia “Chiediamo, quindi, al Signore di poter aprire il nostro cuore perché possiamo ascoltare il Buon Pastore e metterlo davvero al centro della nostra esistenza”. Una preghiera ed un desiderio che tutti noi porteremo ben scolpito nei nostri cuori.

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