Del resto ci sono muri di mattoni e muri eretti con le leggi, le polizie, i pattugliamenti marini, il populismo… Non è forse un “muro doganale” quello che la Francia sta imponendo ai confini con Ventimiglia, in spregio alle regole di Schengen? E non è un “muro antisolidale” quello che il Regno Unito ha innalzato rispetto ai migranti che giungono sul Continente, sostenendo – in parole povere – che ciascuno si tiene i suoi profughi? Su altro versante esiste probabilmente un “muro monetario”, che va imponendosi, giorno dopo giorno, tra Grecia ed Eurolandia, fatto di reciproci aut-aut che non stanno portando una soluzione efficace al rischio-default di Atene, ponendo a rischio non solo la moneta unica ma l’intero edificio comunitario.
Risposte non ce ne sono. E semmai aumentano gli interrogativi. Uno dei quali recita così: come mai quando Francia, Regno Unito, Ungheria e l’Italia stessa prospettano atteggiamenti più severi verso i profughi, siano essi nordafricani oppure mediorientali, il flusso dei barconi che solcano il Mediterraneo tende subito a diminuire? È lecito pensare che dietro ai migranti ci sia, oltre che la legittima voglia di fuggire dalla fame e dalla guerra, una occulta e ben organizzata regia, che fa della tratta di esseri umani un business opulento e senza scrupoli, che diventa un’arma politica per mettere ulteriormente in crisi un’Europa già sotto pressione?