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Fernando Palestini “Nel mediterraneo si continua a morire, cosa facciamo noi cristiani?”

Di Fernando Palestini Direttore Ufficio Cultura e Comunicazioni sociali

DIOCESI – Nel Mediterraneo si continua a morire e, purtroppo, per ora siamo ancora alle promesse di un impegno fattivo dell’Europa ma nulla di più.

La nostra moderna Europa Occidentale sembra sempre di più attenta soltanto ai numeri (deficit, PIL, debito, spread) che non alle persone, agli individui. La tragica morte di oltre 900 donne, uomini e bambini al largo delle coste libiche ripropone con forza il ruolo dell’Europa ed anche dell’ONU rispetto agli esodi di massa a cui stiamo assistendo. Sono migliaia e migliaia i profughi che fuggono dalle guerre, dall’odio tribale e di religione, dalla fame, alla ricerca di un futuro diverso per se ed i propri figli. La voce del Papa e della Chiesa intera si alza con forza nel parlare alle coscienze dei governanti e di tutti gli uomini stimolando da una parte ad affrontare il tema dell’immigrazione non più come un’emergenza, visto che è una realtà consolidata, e dall’altra richiamando le nazioni,  le regioni ed i comuni ad un dovere di accoglienza ed ospitalità nei confronti dei migranti. Mons. Giancarlo Perego della Fondazione Migrantes denuncia il fatto che “ancora una volta si pensa di contrastare i trafficanti e non tutelare le persone attraverso i canali umanitari, attraverso un piano sociale europeo nei paesi di arrivo dei profughi e migranti” mentre i due obiettivi vanno perseguiti contemporaneamente.

C’è però soprattutto una cosa che mi provocato un forte senso di vergogna. Il giornalista del Corriere della Sera, Gian Antonio Stella, sempre molto attento, titolava un suo articolo  “La ferocia degli anonimi – l’odio sul web” a proposito dei commenti che sono apparsi sul web rispetto al tragico episodio  del naufragio. Ci sono alcuni post che evidenziano soltanto odio feroce non dissimile da quello che l’essere umano ha raggiunto con la tragedia dei campi di concentramento. Ne cito solo alcuni perché il solo riferirli mi causa una profonda amarezza.  “Avviso ai pescatori: stanno pasturando il Canale di Sicilia, si prevede che le acque siano molto pescose” ed ancora “ E’ da molti anno che non mangio il tonno in scatola, l’ultimo che avevo divorato aveva un colore nero” oppure “ Si temono 700 morti…io avrei temuto di più 700 vivi da mantenere” od ancora “Appena 700? Peccato avrebbero dovuto essere almeno 7.00 0 e con loro tutti i cattocomunismi italidioti….. Finalmente una notizia positiva dal fronte del mare. I nemici invasori hanno subito una notevole perdita! Ma non è sufficiente per vincere la guerra contro i clandestini invasori. Speriamo in sempre più consistenti naufragi futuri”. Questo modo di ragionare spesso è avallato anche da forze politiche nostrane con i loro slogan semplicistici di “caccia al diverso o allo straniero”.

Come ci poniamo noi cristiani rispetto a questi atteggiamenti, a questi modi di pensare. Siamo veramente voci profetiche che mettono sempre l’uomo (con il suo vissuto, le sue pochezze e contraddizioni, il suo desiderio  di un futuro migliore…) al centro di tutte le situazioni oppure anche noi vorremmo soltanto un benessere solo per noi o per quelli che vivono con noi o la pensano come noi?

Redazione: