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Cooperanti, scafisti e nuove Liberazioni

C’è chi sta dalla parte giusta e chi si colloca in quella sbagliata. Vale nel giudizio storico sulla lotta partigiana e la Liberazione, di cui domani ricorrono i 70 anni; funziona, oggi, nell’epoca dell’Isis, delle migrazioni di massa, dei barconi assassini, e della cooperazione internazionale. Parallelismi forzati? Non è detto.
Il 25 aprile insegna che ci fu chi combatté e magari morì per una causa giusta: liberare il Paese dalla guerra, dal regime nazifascista e dalle sue atrocità. E sul versante opposto ci fu chi scelse di mettersi al servizio di quelle vergogne, per ragioni diverse, talvolta umanamente comprensibili: la paura, il ricatto, la semplice ignoranza, la pavidità, il “così fan tutti”.
Nel 2015, invece, c’è chi muore avendo speso la vita come volontario in una missione oltre le frontiere del proprio Paese, e chi diventa – chissà con quali convinzioni, ambizioni o progetti o mere prospettive di guadagno – uno scafista al servizio della tratta di esseri umani.
Così Giovanni Lo Porto, cooperante italiano rapito nel 2012 dal terrorismo qaedista in Pakistan è morto sotto i colpi di un drone americano, assieme al cittadino statunitense Warren Weinstein, anch’egli impegnato in un’agenzia di soccorso internazionale. Una operazione militare antiterrorismo mal condotta, sulla quale gli Stati Uniti hanno tenuto un lungo riserbo e per il quale le scuse del presidente Obama non ottengono un effetto riparatorio. Lo Porto e Weinstein erano – e rimarranno – dalla parte giusta, indicando la prospettiva di un’umanità buona, di un mondo nuovo, di una speranza possibile, di un sacrificio esemplare.
Sull’altro versante, quello sbagliato, si collocano il tunisino Mohamed Alì Malek e il siriano Bikhit Mahmud, i due (presunti) scafisti-schiavisti dell’ultimo disastro umanitario nel Mediterraneo. Accusati inoltre, da alcuni profughi, di aver ucciso a bastonate un giovane migrante solo perché non aveva obbedito agli ordini.
Volontari-cooperanti e scafisti sono due dei volti opposti di questa nostra epoca. Che necessita di valori alti per cui spendersi, di giustizia senza confini, di nuove resistenze, nuovi “partigiani” e nuove Liberazioni.

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