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Gli schiavisti del sesso si preparano a sfruttare l’Expo?

Di Giuseppe Del Signore

L’Expo che parte il 1° maggio a Milano sarà l’occasione per milioni di visitatori di raggiungere l’Italia e la Lombardia. Il timore è che possa diventare un’opportunità, per la criminalità che organizza la tratta della prostituzione, per arricchirsi e registrare grandi “affari”. “Negli ultimi mesi – dichiara Marco Baiardo, presidente dell’associazione Lule impegnata nell’aiuto alle vittime della tratta nel territorio che ospiterà l’Esposizione – abbiamo notato un incremento della presenza di donne in strada e un controllo sempre più esasperato del territorio da parte dei clan”.

Dalla strada agli alberghi. Lule, attiva nell’area a ovest di Milano, gestisce il centralino lombardo del numero verde anti-tratta 800 290 290 e fa parte di una rete che, attraverso unità di strada, affiancamento, consulenza e formazione promuove l’autonomia delle donne vittime dello sfruttamento. “Expo – spiega Baiardo – è un incentivo per l’incremento della prostituzione di strada: l’offerta si sta organizzando per far fronte a una domanda maggiore. Eventi di questo tipo possono fare da catalizzatori per la prostituzione”. Della stessa rete fa parte anche la Caritas ambrosiana, che funge da raccordo a livello regionale. “Da questo fenomeno – spiega suor Claudia Biondi, coordinatrice dell’area tratta e prostituzione della Caritas – potrebbe essere più interessato l’hinterland, dove opera Lule, ma credo che per Milano e le città lombarde non sarà così. Nei mesi di Expo è prevedibile che ci sarà un maggiore controllo da parte delle forze dell’ordine. Come Caritas abbiamo dei dubbi sul ruolo attrattivo di Expo, perché si differenzia da grandi eventi come una competizione calcistica, che porta su un territorio un pubblico maschile”. Se le strade potranno essere oggetto di un’attenzione particolare, è lecito aspettarsi un aumento delle prestazioni a pagamento fornite al riparo da sguardi indiscreti. “È più facile – commenta Biondi – che la disponibilità aumenti negli alberghi, dove potrà essere meno visibile e più selezionata. In strada credo che non ci saranno le ‘15mila prostitute’ di cui si parla tanto”.

I numeri della Lombardia. Anche perché un incremento simile triplicherebbe il numero di prostitute in Lombardia, stimate da Caritas tra 5.000 e 5.500. “Il numero di donne in strada – afferma la coordinatrice – non è cambiato molto negli anni ed è di tutto rispetto. Nella provincia di Milano si stima ci siano da 2.500 a 3.000 persone e nel solo 2014 abbiamo contattato 1.683 donne sul territorio metropolitano e dell’hinterland, un dato ottenuto confrontando l’attività di Avenida – unità di strada Caritas, ndr – Lule e ‘Segnavia’, i padri somaschi”. Numeri precisi non ce ne sono più, esisteva un osservatorio, ma è stato chiuso a causa della riduzione dei fondi destinati dalla regione Lombardia. Un elemento caratteristico della Regione è la vicinanza al confine con la Svizzera, in cui la prostituzione è regolamentata. “La Svizzera – commenta suor Biondi – ha un effetto calamita sull’area di Como. Ci sono tanti bordelli ed esiste un turismo sessuale da parte di clienti italiani”. Tornando all’evoluzione del fenomeno, se Milano è rimasta stabile, altre zone hanno registrato una crescita costante, soprattutto le periferie. “Nel nostro territorio – dichiaraMarzia Gotti, coordinatrice dei servizi di bassa soglia di Lule – abbiamo avuto un aumento nel periodo 2004-2014. Nella sola Lomellina, la parte più periferica verso il confine col Piemonte, abbiamo contattato 403 donne, passando da 22 nel 2005 a 151 nel 2010, il picco, a 99 nel 2014”. Anche l’origine ha subito una variazione nel tempo, con la crescita del numero di cittadine romene rispetto alla prevalenza di nigeriane e albanesi di un decennio fa, queste ultime di nuovo in crescita.

Le azioni di contrasto. “Il problema grosso sono i clienti – dice suor Biondi – in Italia si calcola che siano tra 2 e 2,5 milioni, è sulla domanda che bisogna incidere attraverso l’informazione e l’educazione al rispetto di sé e dell’altra persona”. Per questo Caritas ambrosiana e Lule sono impegnate sul fronte della sensibilizzazione, per far comprendere a giovani e adulti che ogni prostituta è una donna sfruttata. “Consapevolezza e libertà – sottolinea Biondi – non sono la stessa cosa”. “Quindici anni fa – ricorda Gotti – quando ho iniziato a uscire in strada, mi chiedevo come fosse possibile che ognuna avesse alle spalle una storia così disperata. Pensavo fossero addestrate a raccontarla, invece è proprio così: chi le seleziona decide sulla base di situazioni di fragilità iniziale, non è un caso… quando le avviciniamo per la prima volta, vedono arrivare 2-3 persone che scendono dall’auto e si avvicinano: in quei momenti hanno il panico scolpito negli occhi”.

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