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Gli elettori francesi (cattolici compresi) hanno scelto la destra

Di Maria CHiara Biagioni

La Francia volta pagina, dà un calcio all’attuale squadra di governo e sceglie di tornare al suo recente passato, dando quindi ragione al detto: “A volte ritornano”. Si potrebbero fotografare così i risultati delle elezioni dipartimentali (le nostre provincie) che hanno decretato domenica scorsa un vero e proprio trionfo del partito di Nicolas Sarkozy, l’Ump. Il presidente della Repubblica François Hollande e il premier Manuel Valls ammettono la sconfitta mentre il Fn di Marine Le Pen riesce a rimanere a galla e con i riflettori puntati addosso, sebbene non abbia ottenuto la guida di nessun dipartimento. Nella lista dei “vincitori” compare e fa da padrone l’astensionismo, segno sicuramente di una latente stanchezza e sfiducia dei francesi verso la classe politica in genere. Jérôme Vignon è il presidente delle Settimane Sociali di Francia e analizza i risultati del voto.

Presidente Vignon, come legge i risultati?

“Non ci sono dubbi: decretano in maniera netta la vittoria dell’Ump–Udi. Credo che molto abbia giocato la presa di coscienza del rischio e del pericolo che rappresenta un partito estremista e razzista come quello del Front National di Marine Le Pen. È l’aspetto positivo di questo risultato”.

Sta dicendo che il voto a destra ha limitato la deriva della Francia per l’estremismo di Marine Le Pen?

“Si deve prendere atto della presa politica e culturale che il Fn ha su un gran numero di cittadini francesi. È un movimento politico nazionalista che dà voce a chi si sente insicuro o vive nella precarietà. Una realtà che sta guadagnando passo dopo passo lo spazio politico francese. Si tratta, a mio avviso, di un fenomeno che non può essere screditato ma conosciuto a fondo per le ragioni che evidentemente fanno presa sui cittadini. Penso, per esempio, alla classe media povera che non trova altri mezzi per esprimersi e dare voce alle sue frustrazioni. E il Front National è un partito che ha saputo riprendere i temi della strada. Questo fenomeno richiede una revisione di cultura politica”.

In che senso?
“Credo che stia avvenendo in Francia ciò che è accaduto in Italia con Mani pulite. Nel senso di una messa in causa di un certo modo di fare politica che non è più accettabile in un sistema democratico. Così anche in Francia si sta prendendo coscienza di una certa professionalizzazione di entrata in politica che parte da molto giovani, si rimane per tutta la vita, si fa carriera. È un percorso che esclude i cittadini dalla partecipazione alla vita civile e politica creando una frattura sociale e culturale tra la gente che si sente esclusa e chi lavora al futuro del Paese, senza però che sappia dire qualcosa di sensato e comprendere cosa realmente succede nel mondo reale. Ciò richiede una riforma costituzionale in senso democratico che metta mano, per esempio, all’accesso alla politica e alla durata dei mandati”.

La sinistra ha perso per questo motivo?
“Ha perso innanzitutto per la sua divisione interna e per non aver fatto ancora chiarezza sull’opzione socio-economica in grado di orientare il nostro Paese nel futuro. C’è una sorta di rifiuto di guardare in faccia la questione della social-democrazia che comprende l’apertura al mondo, l’appartenenza all’Europa, la questione del rigore e delle ripresa. Chiarezza, in altri termini, su ciò che intendono essere e su ciò che intendono fare come buona politica economica che prenda conto della situazione nella quale la Francia si trova”.

I cattolici per chi hanno votato?
“I cattolici praticanti che sono una minoranza, credo che abbiano votato a destra. Perché? Perché la sinistra ha sposato tesi libertarie e optato per una visione universalistica e individualista della politica che non è in armonia con l’identità e i valori religiosi. Tutto questo ha provocato un disagio nei cattolici praticanti che inevitabilmente li ha spinti verso la destra”.

La Francia, le elezioni, la minaccia terroristica. Qual è la sfida francese?
“Cercare di ritrovarsi. Di ritrovare un’unità che comprenda e accolga l’universalità. Noi aspiriamo ad essere quella fraternità che è parte della nostra storia, aprendoci alla ricchezza nuova delle nostre diversità di oggi. Ed è questa la grande sfida che i cattolici di Francia sono chiamati a vivere. Ed è alla sfida della fraternità che le nostre associazioni e i nostri movimenti dedicheranno la prossima Settimana Sociale nel 2016”.

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