X

“Pillole di Vita” La fede del discepolo di Gesù non ha bisogno di vedere segni, non ha bisogno di “ricattare” Dio

Ricordiamo due appuntamenti al Monastero Santa Speranza
Questa sera, sabato 7 marzo dalle ore 21.15 alle 24.00 c’è l’adorazione per tutte le necessità della diocesi ed anche personali, naturalmente;
domenica 8 marzo, dalle 15.30 c’è il sesto incontro di scuola di preghiera, l’argomento è “la prova di Gesù”

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza sulle letture di domenica 8 Marzo.

La terza domenica di quaresima ci proietta decisamente incontro al mistero della passione, morte e resurrezione di Gesù e lo fa proponendo un brano tratto dal vangelo di Giovanni, evangelista che ci accompagnerà anche nelle prossime domeniche. Il brano è quello in cui Gesù caccia i mercanti dal tempio (Gv 2,13-25), un episodio che generalmente ricordiamo bene perché ci presenta un Gesù “irriconoscibile” che, armato di fruste, ribalta ogni cosa e caccia via tutti, uomini e bestie, e per questo ci sta anche simpatico.
Questa immagine, però rischia di farci fermare alla “scenografia” senza provare a scendere più in profondità dentro questo episodio che Giovanni, a differenza dei sinottici che lo situano a ridosso della passione di Gesù, colloca all’inizio della sua vita pubblica. Prima di tutto, nel cacciare i mercanti dal tempio, Gesù dichiara esplicitamente la sua identità, «non fate della casa del Padre mio un mercato», cioè egli dice di essere il Figlio di Dio, cosa che, al cap. 19, costituirà il capo di imputazione principale nel processo che lo condannerà a morte. Se andiamo, poi, a considerare l’agire di Gesù, comparandolo con il resto dei vangeli, in cui il Maestro non ha mai usato una tale violenza, ci domandiamo: ma che cosa fa veramente arrabbiare Gesù, egli che di fronte al peccato degli uomini ha usato la misericordia e non il castigo?
La risposta è nelle sue parole –non fate… mercato– non pensate di poter comprare Dio, di obbligarlo a rendervi quanto vi è “dovuto”, neanche con i sacrifici, neanche con l’osservanza esatta dei comandamenti (cfr. I lettura)! Dio è il Padre e noi, per quanto peccatori, possiamo relazionarci a lui nel Figlio, che è insieme il nuovo tempio e l’unico nuovo sacrificio, aderendo alla sua volontà, assumendo la sua croce, passando attraverso la sua morte per essere risuscitati e ricevere in dono la vita nuova nello Spirito, che ha come unica legge la debolezza e la stoltezza dell’Amore crocifisso (cfr. II lettura). La fede del discepolo di Gesù non ha bisogno di vedere segni, non ha bisogno di “ricattare” Dio (e chi si fiderebbe di un ricattatore); «quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e cedettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù»: la Parola della Scrittura è vera e degna di fede, in essa Dio si rivela, si fa conoscere, ci manifesta la sua volontà di salvezza per noi, che Egli ha portato a compimento nella Croce di Cristo, l’ultima Parola di Dio, ma anche il nostro Amen, che ci unisce a Lui nella gratuità dell’amore, perché il mondo creda e viva.

Redazione: