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Carta da confermare applicare e riformare

Francesco Bonini

Si stanno manifestando le prime conseguenze politiche dell’elezione presidenziale. Gli schieramenti si stanno riconfigurando, di fronte all’iniziativa, su diversi fronti, del presidente del Consiglio.
Nello stesso tempo, come ha scritto un “quirinalista” bene informato, il Capo dello Stato sta “prendendo le misure” del suo nuovo incarico e dei numerosi dossier all’ordine del giorno. Con uno stile che conferma consensi ancora più larghi dei numeri già molto ampi dell’elezione del 31 gennaio.
Perché il tempo del Quirinale – il settennato – non è quello della lotta politica, quanto piuttosto quello della Costituzione, e, in questo ambito, della politica costituzionale, su cui forse vale la pena di riflettere brevemente. Il punto è come tenere insieme quello che è oggi l’inseparabile nesso, l’endiadi, dell’attuazione e della riforma, o piuttosto dell’aggiornamento, per utilizzare un termine del Concilio, della Carta del 1948. In effetti, nel messaggio di insediamento si delineano chiaramente tre livelli di azione, così come si sottolinea la complessità e le difficoltà di giocarli in contemporanea e con coerenza, guardando in faccia la realtà.
Prima di tutto si tratta di “confermare il patto costituzionale”. Questo significa essere consapevoli che “la crisi può intaccare il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione”. Perciò bisogna garantire la Costituzione, concetto ribadito e concretizzato in 14 punti molto pratici, che sono molto piaciuti agli italiani, che vogliono fatti.
È il secondo impegno: bisogna applicare la Costituzione, perché “la garanzia più forte della nostra Costituzione consiste nella sua applicazione”. Cosa di cui molti tendono a dimenticarsi, prigionieri delle proprie retoriche oltre che dei propri privilegi.
Infine si pone la questione della riforma. “Riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico”, ha detto Mattarella, prendendo peraltro posizione – in continuità con il suo predecessore – e “senza entrare nel merito delle singole soluzioni” – per il compimento del percorso delle riforme in atto. Sempre con la motivazione di “rendere più adeguata la nostra democrazia”.
Non è facile tenere insieme questi tre livelli di azione, che per essere efficaci non possono che svolgersi in contemporanea, così da seguire plasticamente, aggiornare appunto, la sintesi costituzionale, di fronte ad un rapido cambiamento del quadro economico e sociale, in Italia e in Europa.
Così, saggiamente e coraggiosamente, il presidente Mattarella sembra avere delineato i grandi temi di politica costituzionale, come espressione del “dovere di dare risposte efficaci alla nostra comunità”, ponendosene di fatto al servizio, appunto come arbitro e garante.
In questo impegno in fin dei conti di regia, necessariamente attiva, il settennato aiuta. Si prenda dunque il suo tempo il presidente, e lo stile antiretorico, sobrio, che mira ai contenuti, che gli conosciamo, ci può aiutare, molto, sulla strada, finalmente, di un’Italia europea, davvero.
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