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L’Europea condanna l’Italia per il caso russo di maternità surrogata

EUROPA – La Corte europea dei diritti dell’uomo condanna l’Italia per avere allontanato da una coppia un bambino nato nel 2011 a Mosca, a seguito di un contratto di maternità surrogata. Nella sentenza odierna, di Chambre e pertanto non definitiva, i giudici di Strasburgo, spiega un comunicato, rilevano che “le considerazioni di ordine pubblico alla base delle decisioni delle autorità italiane – che hanno ritenuto che i ricorrenti avessero cercato di aggirare il divieto vigente in Italia di ricorso alla maternità surrogata e le norme sull‘adozione internazionale – non possono essere preminenti sull’interesse superiore del bambino, nonostante l‘assenza di qualsiasi legame biologico e la brevità del periodo in cui i richiedenti si sono presi cura di lui”. L’allontanamento di un bambino dal contesto familiare è “misura estrema che può essere giustificata solo in caso di immediato pericolo per lui”; la Corte ritiene pertanto che “nel caso di specie le condizioni per giustificare tale allontanamento non sussistessero”. Le conclusioni dei giudici, precisa tuttavia il comunicato, “non devono essere intese come obbligo per lo Stato italiano a restituire il bambino ai richiedenti, dal momento che quest’ultimo ha certamente sviluppato legami affettivi con la famiglia d‘accoglienza con cui vive dal 2013”. L‘unico obbligo per l‘Italia è pagare alla coppia 20mila euro per danni morali e 10mila euro per le spese processuali sostenute.

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