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“Pillole di vita”, il Signore è l’unico che “sazia” la nostra vita

Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza sulle letture di domenica 11 gennaio

DIOCESI – L’impressione che si ha, leggendo le letture della festa del Battesimo del Signore, anno B, è quella di “annegare”, di essere sommersi dalla Parola, come se la liturgia stessa fosse una “immersione” (battesimo, appunto) nel fiume della parola di Dio.

Non si fa in tempo ad aprire il Lezionario che, subito, siamo messi in guardia dal profeta Isaia, «Così dice il Signore:»; e poi giù, come una cascata, si rincorrono le parole del profeta, che fa piovere sul capo degli Israeliti in procinto di tornare dall’esilio, un fiume di vita, di sazietà, di dignità, di misericordia, di fecondità e di quanto di bello e di buono il Signore vuole donare a chi viene a Lui per ascoltarlo, a chi lo cerca dopo essersi allontanato, a chi, come la terra, si apre per accogliere il seme della sua parola perché porti frutti di vita. Bellissimi i primi due versetti: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?»
E’ la nostra fotografia, il ritratto di un’umanità che cerca la sazietà, cioè la pienezza della vita e della felicità, e per questo è disposta a spendere, a volte anche a svendere, tutto quello che è e che ha, cose persone affetti valori fede, ma riesce solo a ingannare, forse ad anestetizzare, ma non a saziare la fame e la sete che gli brucia dentro.

“Venite a me – dice il Signore – io non vi tolgo niente, è tutto gratis; non è roba rimediata, è un pranzo di lusso: prendete, mangiate, saziatevi!”. Roba da cantare, dice il salmo responsoriale, perché ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore.
Che fatica crederlo davvero!
Eppure l’apostolo Giovanni, nella II lettura, ci dice che chiunque crede che Gesù è il Cristo vince il mondo. Ma in che modo?
Entriamo nel Vangelo: uno sconosciuto, proveniente da una “periferia” della geografia e della fede, si confonde con altre periferie dell’umanità sulle sponde del Giordano: lì Giovanni, mandato da Dio, prende in consegna il loro peccato, annegandolo, in attesa dell’avvento di un Fuoco che li purificherà definitivamente. Per le mani di Giovanni, Gesù si sottomette alla Legge e ai Profeti e da’ compimento alla Parola.
Ora, in lui, questa Parola è detta su di noi: «Tu sei il figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». I cieli si sono squarciati, lo Spirito Santo rende testimonianza che: «come la pioggia e la neve … così sarà della mia parola: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata»

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