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Vescovi Marchigiani: dobbiamo “ripartire dalla famiglia”

MARCHE – Pubblichiamo il messaggio dei vescovi delle Marche per il Santo Natale: “E’ passato più di un anno dalla conclusione del 2° Convegno Ecclesiale Marchigiano voluto da noi Vescovi a 20 anni dal primo a Loreto, sotto lo sguardo materno di Maria e modello della Chiesa.

Contemporaneamente al nostro Convegno la Chiesa ha ricevuto il dono dell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco, che ci chiama tutti ad una profonda revisione di vita in prospettiva missionaria. Anche il Sinodo straordinario sulla famiglia, dell’ottobre scorso, ci ha coinvolto e ora ci chiede di fare concreti passi per mettere la famiglia al centro della nostra cura pastorale.

Con questo messaggio, rivolgiamo a tutti i membri delle nostre Chiese l’invito a camminare insieme, con passo spedito e gioioso per un rinnovato annuncio del Vangelo.

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Con Papa Francesco, sotto la spinta dello Spirito Santo che ha mandato Filippo sulle strade degli uomini del suo tempo (cfr Atti degli Apostoli 8,26-40), vogliamo insieme a tutti voi raccogliere alcune indicazioni emerse dai laboratori del Convegno.

Il Vangelo che ci guida e che riteniamo capace di illuminare il nostro cammino comune è il racconto delle nozze di Cana, il primo dei miracoli di Gesù (Giovanni 2,1-11): lì troviamo la casa, la festa, la maternità, la famiglia, l’opera indispensabile di Dio.

Sotto l’icona di Cana desideriamo essere:
1) «Chiesa in ascolto»
del Signore attraverso la Parola che educa e nutre la fede; una Chiesa che ascolta se stessa valorizzando i tanti doni, piccoli e grandi, che arricchiscono la sua storia; una Chiesa che “fa silenzio” per ascoltare il mondo e in esso le voci più lontane, più deboli e fragili; una Chiesa che conosce e sana le sue divisioni e lacerazioni interne.

Tutto questo ci aiuta a comprendere che la Chiesa ha bisogno di uomini e donne che conoscano la capacità di comprensione, l’arte di aspettare, la docilità dello Spirito a partire da un ascolto rispettoso e capace di compatire (cfr Evangelii gaudium, 171) e di un annunciatori che si pongono in ascolto del popolo per scoprire quello di cui i fedeli hanno bisogno. (cfr Evangelii gaudium, 154)

2) «Chiesa madre»
capace di accoglienza e di corresponsabilità con uno stile di evangelizzazione ricco di entusiasmo, orientata a percorsi di formazione degli adulti attenti alle reali condizioni di vita, specie quelle più fragili. Una Chiesa casa accogliente dei giovani che, privilegiando il valore della relazione, esprime maternità e paternità spirituale ed elabori cammini di accompagnamento dentro i quali i sacramenti sono tappe rivelative ed educative. Una Chiesa che fa dell’Eucaristia la sua forma, riconosce nella comunione la verità di ciò che annuncia e per questo mette a punto indicazioni e progetti condivisi a livello diocesano a cui chiama tutti, laici e preti, religiosi e religiose, Associazioni e Movimenti a partecipare in maniera costruttiva: solo così la Chiesa avrà uno spazio di condivisione e servizio stabile anche a livello regionale.

3) «Chiesa famiglia»
Papa Francesco definisce le parrocchie “comunità di comunità” ad indicare che non debbono essere strutture anonime, ma ricche della comunione di realtà diversificate e vive, che aiutano a condividere nella quotidianità la ricerca di fede,  la vita fraterna e il legame con il territorio. Una realtà che non si identifica solo nei ruoli, nei servizi, nelle proposte, ma in un luogo caldo dove ciascuno può arrivare, fermarsi, risanarsi, rinvigorirsi, rimanere o ripartire e cogliere così la presenza di Dio nella sua vita.

Una comunità con la capacità di accogliere ciascuno nella sua fragile umanità, il coraggio di osare vie nuove per offrire speranza e futuro, attraverso la testimonianza di un amore incondizionato e gratuito. Una comunità con uno stile di famiglia, di accoglienza, di misericordia, di sobrietà, capace di accompagnare le persone nella crescita umana e spirituale, presente in particolare in quelle periferie della vita segnate dal dolore, dalla solitudine, dalla malattia e dalla morte. Uno stile che si impara innanzitutto dalle nostre famiglie, protagoniste del rinnovamento ecclesiale e sociale.

4) «Chiesa in missione»
Quando Papa Francesco parla di «Chiesa in uscita» non lo fa per indicarci la strategia di un momento in cui occorre trovare nuovi proseliti, ma ci mostra l’unica cosa necessaria perché “uscire” risponde alla natura della Chiesa di essere per il mondo e per la gente.

Dobbiamo costruirci quindi come comunità missionaria capace di immergersi nella vita della gente, di andare nei luoghi della vita ordinaria, di costruire relazioni creando ponti di ascolto e di incontro. Essere così una Chiesa che si alza e va’ senza paura: «Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. … Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: “Voi stessi date loro da mangiare”». (Evangelii gaudium, 49)

Dobbiamo costruirci come cristiani capaci di rendere conto di una fede che intercetta le domande fondamentali dell’uomo e della donna di oggi favorendo l’incontro con la persona di Gesù Cristo la cui vita dà senso vero alla vita di ogni creatura.

Come a Cana ripartiamo dalla gioia di essere famiglia
La Chiesa è la grande famiglia dei doni e dei carismi dello Spirito che chiama a un servizio di comunione.  Vogliamo, per questo, cominciare con il mettere a fuoco un’urgenza: ripartire dalla famiglia, dalle nostre famiglie reali, dalla «voglia di famiglia» che non si è spenta nelle giovani generazioni, nonostante confusioni e ostacoli che una certa cultura diffonde.

E’ necessaria un’alleanza tra famiglia e parrocchia, tra preti e sposi in nome del servizio  che caratterizza i due sacramenti, al fine di costruire comunità «famiglia di famiglie», dentro uno stile di partecipazione, di comunicazione e di corresponsabilità. E’ necessario che la famiglia diventi protagonista dell’evangelizzazione. In questa luce è bene ripensare l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi e verificare il legame essenziale con gli oratori. Porre la famiglia al centro dell’attenzione è una sfida per le nostre Chiese locali e ciò sarà utile per ricomprendere il tema della vocazione in genere e quello del matrimonio in specie.

Carissimi fratelli e sorelle, questo messaggio che vi doniamo nella solennità del Natale è un primo passo che chiamiamo «passo di condivisa responsabilità» per essere capaci di camminare insieme e dare risposte nella linea del piano di salvezza di Dio che Gesù ci ha svelato come Padre ricco di misericordia.

Ci congediamo salutandovi con le parole dell’apostolo Paolo: «Pregate anche per noi. Salutate tutti i fratelli con il bacio santo. La grazia del Signore Gesù Cristo sia con voi». (I Lettera ai Tessalonicesi 5,25-28)”. 

Redazione: