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Le classi prime dell’IIS “A. Capriotti” a Roma da Papa Francesco

Gli insegnanti del “Capriotti”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Quando alle 4.30 siamo saliti sui pullman per iniziare il nostro viaggio verso Roma, tutto sembrava deporre per una giornata “difficile”. Previsioni meteo sfavorevoli, difficoltà dovute a manifestazioni, pensieri che certamente non sfioravano i ragazzi ma che nella testa dei docenti accompagnatori, suscitavano mille interrogativi. Ecco che arrivati in piazza S. Pietro, sotto una pioggia leggera, papa Francesco ci sorprende anche questa volta: inaspettatamente inizia il suo giro tra i pellegrini anticipando i soliti tempi. Grazie a questo imprevisto che apparentemente sembrava penalizzarci, ci ritroviamo con il S. Padre proprio davanti, permettendo ai nostri 200 ragazzi di poterlo incontrare, vedere da vicino, scattare quella foto che subito nel tam tam dei social network, arriva a genitori e amici: “io c’ero”!
La pioggia cessa e dopo di essa il sole accompagna il termine dell’udienza che un po’ assonnati cerchiamo di seguire. “Prof. Ma quante lingue usa il papa?”, “Chi sono quei preti che sono con il papa”, “Quante nazioni ci sono?” Domande dei nostri ragazzi, che al di là della loro scelta religiosa, hanno potuto visivamente rendersi conto di cosa significhi “Chiesa Cattolica”, cioè “universale”. Un bagno in un universo fatto di pellegrini di ogni parte del pianeta che insieme, pur con lingue diverse, cercano in Gesù Cristo, un senso alla complessità della vita e vedono in papa Franesco, la guida che li conferma nell’avventura della vita.

Questo lungo serpentone vociante e un po’ eccentrico così come lo sono i ragazzi, snodandosi per le vie caotiche di Roma, avrà forse turbato gli automobilisti alle prese con gli attraversamenti semaforici “infiniti”, ma per i nostri giovani è stata l’occasione per vedere Roma nel suo lato più feriale e vissuto! Piazza Navona, il Pantheon, Montecitorio, via Condotti e piazza di Spagna, fontana di Trevi, l’altare della Patria e il Campidoglio: queste bellezze che spesso sono il corredo dei libri scolastici, sono diventate ora realtà non più virtuale ma concreta, fatta di odori, colori e imperfezioni, insomma, vive!  A tutto questo, aggiungiamo la gioia di noi insegnanti nel vedere in questi ragazzi, la capacità di andare oltre le loro differenze.
Tra noi c’erano mussulmani e cristiani, credenti e non: ciò che ci rendeva diversi non era occasione di scontro, ma la sfumatura di colore di una grande opera, quella di una scuola che vuole integrare e non disintegrare, che dona la sua storia e le sue radici culturali e sociali non come strumento impositivo, ma come risorsa creativa, possibilità di crescita comune.
Nicolò, che con la sua sedia a rotelle ha condiviso con noi tutti i momenti della nostra gita, è stato seguito dai suoi compagni in un modo che spesso noi insegnanti ci ritrovavamo ad ammirare; tutto questo non può far altro che confermarci nell’idea che in questi giovani c’è sempre qualcosa di bello, e che noi insegnanti ne siamo i servitori! Forse i ragazzi non ricorderanno queste considerazioni da “grandi”, rideranno delle interminabili file per mangiare e del camminare per le vie affollate; meglio cosi, se il rispetto e la fraternità sono come l’aria che respiriamo e che normalmente dimentichiamo, significa che possiamo guardare al futuro con speranza! Il tramonto dal Campidoglio, la foto di rito tra i due Dioscuri, hanno suggellato una gita impegnativa ma che sotto molti aspetti rimarrà nel cuore dei nostri ragazzi.

Redazione: