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Vescovo Carlo all’ASMO: “Se la fede non è seguita dalle opere, non è una fede che salva”

Di Floriana Palestni

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nel pomeriggio di sabato 22 novembre il vescovo Carlo ha presieduto la S. Messa in ricordo i defunti assistiti dall’ASMO, l’associazione onlus di supporto ai malati oncologici nata a San Benedetto del Tronto nel 2001, in ricordo di Viviana Campanelli.

«Il brano del vangelo (Mt 25,31-46, ndr) ci pone di fronte a una questione: che cosa conta in realtà davanti a Dio?» ha spiegato il vescovo durante  l’omelia. «Non conta il fatto che io ho creduto in te, Gesù. Conta quello che abbiamo fatto di bene agli altri. Questo giudizio Gesù lo presenta proprio così: quando la nostra fede non è seguita dalle opere, quella non è ancora una fede che salva; non salva noi e non salva gli altri.

La messa che stiamo celebrando per l’ASMO si inserisce bene dentro questa realtà. La risposta al dolore e alla sofferenza degli altri non è né una compassione fatta di belle parole, né purtroppo come oggi si sente dire “poiché soffre è bene che muoia”. No, la risposta al dolore e alla sofferenza dell’uomo è l’aiuto reciproco. È giusto e doveroso combattere il dolore, ma combattere il dolore non vuol dire combattere contro la persona: lo scopo è dare una vita degna alla persona. Ecco perché preoccuparsi delle strutture e di offrire un valido servizio: perché l’ultimo tratto della vita (in alcuni casi) o comunque il dolore che colpisce possa essere combattuto con i mezzi adeguati, e oggi ci sono.

Vedete, la risposta alle difficoltà che incontriamo sta nella capacità di costruire solidarietà. Che cos’è la chiesa se non c’è solidarietà? (…) Per assistere un malato abbiamo bisogno non tanto dei mezzi materiali, per quanto siano importanti, ma della vicinanza, dell’amore. È per questo che una società costruita sull’individualismo crea solitudine, crea maggiore difficoltà nella vita; la nostra società rende le relazioni fragili, le rompe e porta alla solitudine, la quale rende tutto peggiore. Gesù dice che la strada è un’altra: dobbiamo imparare a sostenere gli altri. Egli afferma: “Io sono presente in ogni persona, io sono ognuno di loro che sta male”, non dice “c’era un tale che aveva fame e quindi…”, dice “Io avevo fame”. Lì c’è Gesù: nella grande dignità di ogni essere umano, anche di quello che non ha di che coprirsi. È questo il vero cristiano, è questo che fa il regno di Dio, quando si impara davvero a volerci bene gli uni gli altri.

Quando siamo attenti l’un l’altro possiamo sempre dare un sorriso, una stretta calorosa di mano. È poco? Sì. Ma lì c’è la grande relazione umana. Questo vuol dire che possiamo sempre aiutarci gli uni gli altri ed è così che costruiamo il regno di Dio; è così che la nostra fede diventa una fede animata, plasmata dalla carità. Noi celebriamo proprio questo oggi, questo Gesù, il figlio di Dio, che si fa vicino agli ultimi, per comunicare loro l’amore di Dio. Questo è il Regno, impariamo da Gesù e anche noi saremo parte del Regno».

Durante l’offertorio sono stati portati all’altare numerosi oggetti simbolo dell’azione quotidiana dell’ASMO nella nostra città: il camice dei medici ed operatori sanitari che assistono e visitano gli ammalati, le chiavi degli automezzi, fondamentali per accompagnare chi ha bisogno di cure negli ospedali di Ancona, Teramo, Ascoli, un anthurium, pianta simbolo dell’associazione donato al vescovo Carlo, ed una pergamena con scritti i nomi degli amici sostenuti dall’ASMO nel corso dei suoi 13 anni di vita.

Alla celebrazione erano presenti molti soci e sostenitori ASMO, insieme a familiari dei defunti, e la vice presidente Jessica Campanelli, la quale ha speso qualche parola per ringraziare i volontari: questi, in modo totalmente gratuito, ogni giorno si mettono a disposizione per offrire un aiuto a chi vive nella malattia.

Redazione: