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Anche il nostro giornale è con Don Ciotti

Le minacce di morte di un capomafia del calibro di Totò Riina fanno sempre rabbrividire, anche se sono pronunciate da dietro le sbarre di un carcere di massima sicurezza. L’ormai attempato boss un anno fa di questi tempi viene intercettato mentre, dialogando col “collega” pugliese Lorusso durante le ore d’aria nel carcere di Opera, proferisce minacce di morte contro don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera, da lui paragonato ad un altro sacerdote antimafia, don Pino Puglisi, ucciso da “cosa nostra” a Palermo nel 1993 e proclamato beato dalla Chiesa nel 2013. “Questo prete è una stampa e una figura che somiglia a padre Puglisi”, dice Riina al suo interlocutore. Sono ormai quasi vent’anni che l’associazione Libera porta avanti il suo coraggioso impegno di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere la legalità e la giustizia, rappresentando ormai da tempo un punto fermo di riferimento nella lotta a tutte le mafie; e sono vent’anni che don Luigi Ciotti la promuove e guida instancabilmente nella realizzazione delle sue finalità. 
Forse, la mente adusa alla mafiosità di Totò Riina ha avuto un sussulto, rendendosi conto che dai tempi dell’omicidio di don Puglisi ad oggi, ancora in nome del Vangelo, un altro sacerdote (e con lui la Chiesa nelle sue espressioni più genuine) continua a operare senza sosta per sottrarre terreno alle mafie, rappresentando per esse un serio pericolo “destabilizzante”, quindi da eliminare.
Il “capo dei capi”, pur dalla sua prospettiva criminale, ha colto il filo rosso di continuità che lega i tanti testimoni (talvolta martiri di sangue), cristiani e non, che dal sacrificio di don Puglisi hanno ricevuto spinta e coraggio per contrastare, in questi vent’anni, la logica della mafia. E se ieri tanti sono stati solidali con don Pino, oggi tantissimi hanno espresso solidarietà a don Luigi e a Libera. Dal presidente Napolitano ai vescovi italiani, ai singoli cittadini che stimano il lavoro infaticabile di don Ciotti. 

Forse per questo la mafia è ancora preoccupata, e digrigna i denti pronunciando ancora minacce mortali, perché intravede un’azione ecclesiale che non si arresta e non muta direzione, la Chiesa di oggi, con la scomunica per i mafiosi di Papa Francesco, è la Chiesa di don Puglisi di vent’anni fa, è la Chiesa di don Ciotti e Libera di questi vent’anni, che non smette di seminare speranza e cambiamento contro ogni mafia.

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