Lavoro e dignità! Non possono essere disgiunti e papa Francesco non manca di ribadirlo con forza nei suoi tanti discorsi rivolti non solo al mondo dei lavoratori, ma ai giovani a tutti. Nell’Evangelii Gaudium (EG) afferma che “tutti… possano avere «prosperità nei suoi molteplici aspetti». Questo implica educazione, accesso all’assistenza sanitaria, e specialmente lavoro, perché nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita. Il giusto salario permette l’accesso adeguato agli altri beni che sono destinati all’uso comune.” Lo ha ricordato nella sua visita in Molise “Il problema più grave è la dignità. Per questo dobbiamo lavorare e difendere la nostra dignità, che dà il lavoro.” Tracciando anche le linee per un “patto per il lavoro”: “Ho visto che nel Molise si sta cercando di rispondere al dramma della disoccupazione mettendo insieme le forze in modo costruttivo. Tanti posti di lavoro potrebbero essere recuperati attraverso una strategia concordata con le autorità nazionali, un “patto per il lavoro” che sappia cogliere le opportunità offerte dalle normative nazionali ed europee. Vi incoraggio ad andare avanti su questa strada, che può portare buoni frutti qui come anche in altre regioni.” Un continuo richiamo a “un sistema economico che sfrutta l’uomo” e alimenta “la cultura dello scarto”.

Francesca Benigni, dottoranda in Teologia a Roma al Sant’Anselmo, una risorsa per la nostra diocesi, ci aiuta a capire perché parlando di economia e di lavoro il papa nell’EG esorta “alla solidarietà disinteressata e ad un ritorno dell’economia e della finanza ad un’etica in favore dell’essere umano.”

“Affinchè ciascuno possa condurre una vita veramente umana, vivendo del proprio lavoro, è necessario che ciascuno dia tutto quello che può. Solo così è possibile che ognuno abbia ciò di cui ha bisogno. Ogni uomo ha il diritto, e deve dare, quei beni e quei servizi che meglio corrispondono ai bisogni altrui e propri. Sono il principio della solidarietà e della collaborazione che impongono di far stare insieme gli interessi degli uni con gli interessi degli altri e di subordinare gli interessi dei singoli alle esigenze del bene comune. Lo afferma la stessa DSC (Dottrina Sociale della Chiesa n. 172): “Ogni uomo deve avere la possibilità di usufruire del benessere necessario al suo pieno sviluppo … Esso inerisce alla singola persona, ad ogni persona, ed è prioritario rispetto a qualunque intervento umano sui beni, a qualunque ordinamento giuridico degli stessi, a qualunque sistema e metodo economico-sociale.” Prima l’uomo!”

Sempre nell’Evangelii Gaudium dice papa Francesco “Sono convinto che a partire da un’apertura alla trascendenza potrebbe formarsi una nuova mentalità politica ed economica che aiuterebbe a superare la dicotomia assoluta tra l’economia e il bene comune sociale.”

“Solo attraverso la spiritualità si può dare un senso vero al lavoro umano, perché l’uomo non viva il proprio lavoro soltanto in attesa e in vista di altro o della mera sussistenza, ma riscopra già nel lavorare stesso, a servizio del bene dell’altro, un modo di rispondere alla propria originaria chiamata. Perché nel lavoro l’uomo è, con tutta la sua soggettività, immagine di Dio. Egli, con il suo lavoro, partecipa all’opera del Creatore e dà il proprio apporto al piano provvidenziale nella storia. Ritrovare la radice spirituale di qualsiasi lavoro è il motivo per cui un lavoratore è felice del suo oggetto, del suo operare: non solo perché gli porta l’utilità desiderata, ma anche e, soprattutto, perché egli vi trova la soddisfazione di aver escogitato e creato qualcosa che lo avvicina al Creatore.  D’altronde, come afferma la DSC (n. 263) il lavoro umano “è espressione della piena umanità dell’uomo, nella sua condizione storica e nella sua orientazione escatologica: la sua azione libera e responsabile ne svela l’intima relazione con il Creatore e il suo potenziale creativo, mentre ogni giorno combatte lo sfiguramento del peccato, anche guadagnandosi il pane con il sudore della fronte”.

Quindi il lavoro non è questione economica, o perlomeno non è soltanto questo.

“Certo, papa Francesco dice che “La dignità di ogni persona umana e il bene comune sono questioni che dovrebbero strutturare tutta la politica economica” per tale motivo le riflessioni economiche e sul mondo del lavoro in generale non vanno lasciate in mano a “puri” economisti, ma richiedono una riflessione “solidale”: economia, diritto, filosofia e anche … spiritualità. È una questione di “dignità umana”, di rispetto per se stessi e per gli altri.”

E nella quotidianità per i lavoratori, precari, non lavoratori rischiano queste di essere solo parole….

Nella quotidianità spesso difficile, è necessario che la comunità torni ad essere il centro di riferimento, il luogo concreto dove tessere relazioni significative, dove attuare iniziative concrete che sappiano orientare in maniera condivisa e corresponsabile le trasformazioni economiche, sociali, culturali e politiche in atto. In questo la Chiesa è in prima linea, grazie anche all’impegno dell’associazionismo laicale, come l’Azione Cattolica e i suoi movimenti d’ambiente, soprattutto il MLAC. Attraverso di essi, laici impegnati spendono le loro competenze educative e culturali, contribuendo all’edificazione di una società più a misura d’uomo.

Il Movimento Lavoratori di Azione Cattolica propone un campo a livello nazionale proprio sulle “periferie del lavoro e il ruolo della comunità cristiana“, si terrà dal 19 al 24 agosto a Policoro in Basilicata, un’oppotunità rivolta a quanti vogliono insieme vivere un occasione di discernimento dell’attuale situazione del mondo del lavoro. Per saperne di più clicca qui.

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