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Papa Francesco in Terra Santa “La pace è un dono e non si può comprare”

Di Luca Marcolivio da Zenit

Non lontano dal luogo del battesimo di Gesù, papa Francesco si è soffermato sul dono dello Spirito Santo, anticipando i contenuti del Vangelo di domani.

Celebrando messa nell’International Stadium di Amman alla presenza di numerosi rifugiati cristiani provenienti dalla Palestina, dalla Siria e dall’Iraq, e di circa 1400 bambini che hanno ricevuto la Prima Comunione, il Pontefice ha ricordato le tre azioni che lo Spirito Santo compie sugli uomini: “preparaunge e invia”.

Il primo passaggio avviene al momento del battesimo, quando “lo Spirito si posa su Gesù per prepararlo alla sua missione di salvezza”, segnata dallo “stile del servo umile e mite, pronto alla condivisione e alla donazione totale di sé”.

Eppure lo Spirito Santo aveva operato in Gesù già “nel momento del suo concepimento nel grembo verginale di Maria di Nazareth, realizzando l’evento mirabile dell’Incarnazione” (cfr. Lc 1,35) e, in seguito, su Simeone e Anna nel giorno della presentazione di Gesù al Tempio (cfr Lc 2,22).

Entrambi “in attesa del Messia”, Simeone e Anna intuiscono che Gesù è proprio “l’Atteso di tutto il popolo”: nel loro atteggiamento profetico “si esprime la gioia dell’incontro con il Redentore e si attua in certo senso una preparazione dell’incontro tra il Messia e il popolo”, ha detto il Papa.

Questi interventi dello Spirito Santo sono parte di “un unico progetto divino d’amore”. Missione dello Spirito Santo è infatti quella di “generare armonia” e “operare la pace” in ogni contesto umano.

“La diversità di persone e di pensiero non deve provocare rifiuto e ostacoli, perché la varietà è sempre arricchimento”, ha proseguito il Santo Padre, esortando all’invocazione dello Spirito Santo “con cuore ardente” affinché possa “preparare la strada della pace e dell’unità”.

In secondo luogo, lo Spirito Santo “unge”, come ha fatto “interiormente” con Gesù e con i discepoli, perché abbiano “gli stessi sentimenti” del Maestro ed assumano “atteggiamenti che favoriscano la pace e la comunione”.

Ricevuta l’“unzione dello Spirito”, la nostra umanità viene segnata dalla “santità di Gesù Cristo” e “ci rende capaci di amare i fratelli con lo stesso amore con cui Dio ci ama”.

Compiere “gesti di umiltà, di fratellanza, di perdono, di riconciliazione” è “premessa e condizione per una pace vera, solida e duratura”. Papa Francesco ha quindi detto: “Chiediamo al Padre di ungerci affinché diventiamo pienamente suoi figli, sempre più conformi a Cristo, per sentirci tutti fratelli e così allontanare da noi rancori e divisioni e amarci fraternamente”.

In terzo luogo, lo Spirito Santo ci “invia”, come “messaggeri e testimoni di pace”. La pace è un “dono” e, in quanto tale, “non si può comperare” ma va ricercata “pazientemente” e costruita “artigianalmente”, mediante “piccoli e grandi gesti che coinvolgono la nostra vita quotidiana”.

Il cammino della pace “si consolida se riconosciamo che tutti abbiamo lo stesso sangue e facciamo parte del genere umano” e “se non dimentichiamo di avere un unico Padre celeste e di essere tutti suoi figli, fatti a sua immagine e somiglianza”, ha affermato il Papa.

“In questo spirito – ha proseguito – abbraccio tutti voi: il Patriarca, i fratelli Vescovi, i sacerdoti, le persone consacrate, i fedeli laici, i tanti bambini che oggi ricevono la Prima Comunione e i loro familiari”.

Francesco ha anche espresso il proprio “saluto” e la propria “vicinanza” ai “numerosi rifugiati cristiani provenienti dalla Palestina, dalla Siria e dall’Iraq” e alle loro famiglie.

“Lo Spirito Santo è disceso su Gesù presso il Giordano e ha dato avvio alla sua opera di redenzione per liberare il mondo dal peccato e dalla morte”, ha aggiunto il Pontefice.

“A Lui chiediamo di preparare i nostri cuori all’incontro con i fratelli al di là delle differenze di idee, lingua, cultura, religione; di ungere tutto il nostro essere con l’olio della sua misericordia che guarisce le ferite degli errori, delle incomprensioni, delle controversie; di inviarci con umiltà e mitezza nei sentieri impegnativi ma fecondi della ricerca della pace”, ha poi concluso.

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